→ Sfida

Sei mesi nello spazio come 10 anni sulla Terra

Vivere nello spazio in assenza di gravità può sembrare divertente e rilassante ma è in realtà una condizione piuttosto logorante.

La Stazione Spaziale orbita attorno alla Terra a circa 400 km di altezza e a 28.000 km/h. Vuol dire che il ritmo naturale sonno-veglia è completamente alterato e mantenuto artificialmente grazie alle luci a bordo. Si vive fuori dall’atmosfera e, quindi, si è esposti ad una quantità di radiazioni enormi rispetto a quelle presenti sulla Terra. Le apparecchiature di bordo sono rumorose a tal punto che vivere nella Stazione Spaziale è un po’ come stare per dei mesi in una cabina di un aereo.

In più siamo in una situazione di assenza di peso che comporta un adattamento muscolare e scheletrico importante con perdita di tessuto, di forza e di capacità funzionale. Per questo si stima che sei mesi in orbita equivalgano grosso modo a dieci anni sulla Terra.

Per contrastare questo processo di invecchiamento agli astronauti viene prescritto non solo un programma nutrizionale preciso ma anche un piano di attività fisica piuttosto intenso di circa due ore al giorno e che comprende sia attività aerobica che attività muscolare, ovviamente svolte su attrezzi sviluppati appositamente per la stazione spaziale. Questo programma viene in gergo chiamato piano di contromisure, proprio a sottolineare la volontà di contrastare le alterazioni causate dallo stare nello spazio.

Dr. Filippo Ongaro

Osteoporosi | Sfida

14/05/2015

Olio extravergine d’oliva

Da secoli l’olio d’oliva fa sì che le popolazioni che lo utilizzano abbiano una salute migliore, ma i suoi benefici sono arrivati da tempo anche sulla Stazione Spaziale Internazionale. Lo Space Food Lab di Argotec ha inserito questo importante prodotto della tradizione agroalimentare del Mediterraneo tra gli alimenti irrinunciabili del bonus food di Samantha Cristoforetti. In particolare, Stefano Polato e il suo team hanno selezionato un olio extravergine toscano dal profumo intenso e dal gusto deciso. La scelta non è stata affatto banale, quanto piuttosto il frutto di numerosi mesi di studio e analisi qualitative. Ne abbiamo parlato con lo chef ufficiale della missione Futura:«In generale, l’olio extravergine d’oliva deve avere un’acidità massima dello 0.8% e deve essere ottenuto tramite estrazione a freddo con soli metodi meccanici. Per quanto riguarda quello della nostra astronauta ASI-ESA, il primo aspetto di cui abbiamo tenuto conto è stato certamente l’aroma. Questo perché alcuni astronauti possono riscontrare una leggera alterazione del gusto e dell’olfatto durante le missioni in orbita. Si tratta di un fatto soggettivo, ma in ogni caso abbiamo voluto garantire al Capitano dell’Aeronautica Militare le stesse sensazioni che si provano sulla Terra quando si assaggia questo prodotto così fondamentale per la nostra salute e per i nostri piatti». In effetti, l’olio extravergine d’oliva presenta moltissime proprietà positive. Prima di tutto, è caratterizzato da un elevato contenuto di grassi monoinsaturi, anche conosciuti come quelli “buoni”. Questo perché aumentano i valori del colesterolo HDL, che non è nocivo per il nostro organismo, rispetto a quelli del colesterolo LDL, che può invece causare infarti e ostruzioni vascolari. Il responsabile dello space food di Argotec ci spiega come sia assolutamente necessario abbandonare al più presto burro e margarina, troppo spesso presenti nelle nostre cucine, in favore di questo prodotto così straordinario: «A mio avviso, è davvero importante utilizzare ogni giorno l’olio extravergine d’oliva. Tra gli aspetti positivi, vorrei certamente sottolineare l’apporto di vitamine, antiossidanti e fitosteroli. Quest’ultimi abbassano i livelli di colesterolo LDL nel sangue mentre gli acidi grassi monoinsaturi rappresentano un’ottima alternativa a quelli saturi di origine animale. Per quanto riguarda il consumo dell’olio, ricordatevi di fare sempre attenzione al punto di fumo durante la cottura, anche se il mio consiglio è quello di consumarlo più spesso a crudo, anche per creare salse da accompagnamento come per esempio vinaigrette o citronette». Per saperne di più: https://www.argotec.it/argotec/

Fai il pieno giusto | Grassi e infiammazione | Grassi e rischio cardiovascolare

06/05/2015

Snack sani con oli vegetali e semi oleosi

Gli oli vegetali, ricavati dai frutti o dai semi di molte piante, sono un’ottima alternativa al burro e alla margarina, troppo spesso usati in cucina, perché rispetto a questi sono molto meno impattanti per l’organismo e, se si fa attenzione al punto di fumo, sono certamente anche più salubri. Stefano Polato, impegnato con Argotec nella missione Futura, frutto della stretta collaborazione tra ASI, ESA e Aeronautica Militare, ci ha già spiegato come sia possibile scegliere tra diverse tipologie di olio, in base alle nostre esigenze e ai gusti personali. Al di là dei grassi canonici vegetali o animali, dovremmo prendere maggiormente in considerazione anche i semi oleosi che ben si prestano per la preparazione di snack dolci o salati: «Si tratta di una fonte molto ricca di nutrienti, come per esempio sali minerali, vitamine, fibra e antiossidanti, solo per citarne alcuni. Proprio per questo motivo li abbiamo usati nella preparazione del bonus food di Samantha Cristoforetti. In effetti, nella sua barretta biologica con bacche di Goji, cioccolato e spirulina, sono presenti anche semi di sesamo e di lino. Questi possono essere usati senza ombra di dubbio anche sulla Terra. Si pensi alla produzione del semplicissimo pane: se li aggiungiamo, possiamo dargli gusto e caricarlo da un punto di vista nutrizionale. In questo modo, possiamo conferire al nostro organismo tutti quei micronutrienti che spesso mancano».

I semi oleosi sono perfetti anche per la colazione e per gli altri pasti della giornata. Per questo motivo, dovrebbero essere sempre bene in vista all’interno delle nostre dispense. Non a caso, il responsabile dello Space Food Lab di Argotec è un convinto sostenitore di un loro uso quotidiano, sia sul nostro pianeta sia a bordo della Stazione Spaziale Internazionale: «Per la colazione, se volete iniziare al meglio la giornata, il mio suggerimento è quello di mangiare un po’ di yogurt greco con semi di papavero, ottimi anche negli impasti di prodotti da forno e di pasticceria, insieme a un filo di miele. I semi oleosi sono perfetti anche per dare croccantezza quando prepariamo una vellutata o qualcosa di cremoso: basta aggiungere dei semi di girasole o di zucca tostati per trasformare il vostro piatto. Lo stesso vale per le insalatone, che possono essere facilmente arricchite da questi semi. Personalmente, io utilizzo molto spesso anche i semi di cumino. Questi hanno un aroma intenso, con un retrogusto amarognolo, e mi permettono di insaporire i piatti a base di carne, verdure o legumi. Provateli anche voi».

Per saperne di più: https://www.argotec.it/argotec/

 

Fai il pieno giusto | Grassi e infiammazione

06/05/2015

Addio e grazie di tutto… lo sgombro!

Addio e grazie per tutto il pesce. Nella trilogia in cinque parti scritta da Douglas Adams, questo è un messaggio lasciato dai delfini prima di scappare via dalla Terra, destinata a essere demolita per fare posto a una superstrada spaziale. Le vicende degli autostoppisti galattici sono sempre strane e divertenti, ma in effetti non era affatto sbagliato ringraziare, visto che il pesce è davvero un ottimo alimento dal punto di vista nutrizionale. Stefano Polato, il responsabile dello Space Food Lab di Argotec, ha per esempio deciso di utilizzare lo sgombro (detto anche maccarello) per il menu extra di Samantha Cristoforetti, da diversi mesi sulla Stazione Spaziale  Internazionale grazie alla collaborazione tra ASI, ESA e Aeronautica Militare. Come ci racconta Polato, stiamo parlando di pesce azzurro, una qualità che si riconosce facilmente per la tipica colorazione blu scuro del dorso e argentea del ventre: «Lo sgombro, anche se definito “pesce povero”, è in realtà un alimento ricchissimo di acidi grassi polinsaturi omega 3, che hanno proprietà antinfiammatorie, ma può anche essere considerato come un integratore naturale di proteine e vitamine A-B. Inoltre, è facilmente digeribile e permette di contrastare efficacemente l’accumulo di colesterolo e tossine nel sangue. In generale, il pesce azzurro è anche ricco di sali minerali, calcio, fosforo, ferro, iodio e selenio, che è un efficace antiossidante». Insomma, il maccarello sembra proprio un ingrediente ideale per fare parte del bonus food di Samantha. Lo chef di Argotec ci spiega come prepararlo a casa, con una ricetta gustosa: «Il tipo e la temperatura di cottura possono determinare una variazione del sapore e delle proprietà nutrizionali, oltre che dell’apporto calorico di questo alimento. Le vitamine e i grassi polinsaturi, per esempio, tendono a deteriorarsi ad alte temperature. In generale, è opportuno cuocere lo sgombro per poco tempo, magari al cartoccio o a vapore, per preservarne le qualità. Se volete provare una ricetta a casa, il mio consiglio è quello di preparare un bel piatto di fusilli integrali di farro con sgombro, carciofi e zafferano». Per saperne di più: https://www.argotec.it/argotec/   Ricetta: Fusilli integrali di farro con sgombro, carciofi e zafferano Tempo di preparazione: 20 minuti Difficoltà: facile Costo: basso Ingredienti per 4 persone: 300g di fusilli integrali di farro 3 carciofi 1 sgombro da 300g sfilettato 1 bustina di zafferano 1 limone 1 ciuffo di prezzemolo 250 ml circa di brodo vegetale 1 scalogno 1 cucchiaio d’olio extravergine di oliva Sale e pepe Preparazione: Lavare bene i carciofi, togliere le foglie dure più esterne e tagliare le punte. Tagliarli a metà, eliminare la barba centrale, ridurli a spicchietti e metterli in acqua e limone. Mettere in una padella un filo d’olio e lo scalogno tritato. Quando inizia a soffriggere, aggiungere un cucchiaio di brodo vegetale, un pizzico di sale e cuocere per un minuto. Unire i carciofi, i filetti di sgombro tagliati a dadini e la bustina di zafferano. Far cuocere per due minuti mescolando, quindi insaporire con una grattugiata di pepe, aggiungere un mestolo di brodo vegetale e cuocere per altri 10 minuti. Lessare la pasta in abbondante acqua salata tenendola al dente. Saltare la pasta scolata a fiamma vivace nella padella del condimento per qualche minuto, aggiungendo un mestolino si brodo vegetale e girando di frequente. Servire con una spolverata di prezzemolo tritato.        

Fai il pieno giusto | Grassi e infiammazione

05/05/2015

Barrette con bacche di goji, alga spirulina e cioccolato

Seguire una corretta alimentazione sembra molto spesso complicato e difficoltoso. Si inizia un percorso che viene abbandonato dopo poco tempo perché passare dalla teoria alla pratica non è poi così scontato. Prendersi cura della propria salute significa fermarsi un attimo a riflettere se è arrivato il momento di dedicare qualche ora della nostra giornata a noi stessi. La cucina, oltre che rappresentare il momento in cui scegliamo cosa mettere dentro al nostro corpo, è un momento di divertimento, sperimentazione, familiarizzazione con gli ingredienti, relax e condivisione. Con Samantha abbiamo scelto di comunicare questi concetti attraverso la realizzazione di ricette semplici, veloci, versatili. Da questo punto di vista, le barrette sono un bellissimo esempio. Partire dalle cose più semplici significa avere risultati assicurati e trovare la motivazione per spingersi sempre più in là. Lo spuntino è sempre un momento delicato e questa ricetta può essere una soluzione veloce per preparare degli snacks genuini in anticipo senza rinunciare al gusto.

 Stefano Polato,  Responsabile dello Space Food Lab di Argotec

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  Barrette con bacche di goji, alga spirulina e cioccolato Ingredienti (per 4 barrette): 50g di cereali integrali soffiati e in fiocchi 5g di farina di mandorle 20g di malto d’orzo 10g di granella di nocciole 15g di bacche di goji 3g di alga spirulina in polvere o granulare 20g di cioccolato extra fondente 80% cacao 5g di semi di sesamo o semi oleosi misti     Procedimento: Unire i cereali alla farina di mandorle, quindi aggiungere bacche di goji, granella di nocciole, semi di sesamo e alga spirulina. Amalgamare bene. Sciogliere a bagnomaria il cioccolato con il malto d’orzo. Versare il cioccolato fuso sui cereali e mescolare bene. Versare il composto su uno stampo ricoperto da carta da forno e con un secondo foglio stendere l’impasto in modo omogeneo. Riporre in frigorifero e lasciare rapprendere. Una volta rappreso il composto, tagliare conferendo la forma desiderata alle barrette.    

Fai il pieno giusto | Grassi e infiammazione

30/04/2015

A cosa serve l’infiammazione

L’infiammazione è una risposta fisiologica e protettiva dei tessuti (in particolare quelli vascolari) a uno stimolo nocivo. Senza un’adeguata risposta infiammatoria, una ferita anche banale non potrebbe guarire e diventerebbe quindi un rischio mortale. L’infiammazione, come lo stress, è però una risposta d’emergenza: tanto necessaria quanto deleteria se costantemente attiva.

L’infiammazione è costituita da una vera e propria cascata di reazioni biochimiche che coinvolgono in particolare il sistema immunitario: istamina, interleuchina, leucotrieni, trombossani, proteina c reattiva e fibrinogeno sono alcune delle molecole coinvolte che fungono, in alcuni casi, anche da marcatori del processo infiammatorio.

Molte patologie, dall’Alzheimer all’infarto, dal diabete all’artrite, hanno una base infiammatoria comune. Ciò che mangiamo può avere un legame con la propensione dei nostri tessuti ad infiammarsi o meno. Se la nostra dieta sarà ricca di zucchero e grassi vegetali o peggio idrogenati la produzione di molecole infiammatorie sarà accentuata.

Se, al contrario, assumiamo molto pesce azzurro, cereali integrali, verdure e spezie daremo un contributo nelle direzione inversa, cioè di modulazione corretta dei processi infiammatori. Questo ovviamente diventa ancora più importante nei casi in cui una malattia infiammatoria sia già presente. Il contributo dell’alimentazione non è detto che sia curativo ma può dare un aiuto importante nella gestione dei sintomi e dell’evoluzione della patologia stessa.

Dr. Filippo Ongaro

per saperne di piú: filippo-ongaro.it

Grassi e infiammazione | Sfida

23/04/2015

HDL, LDL, trigliceridi e altri fattori di rischio cardiovascolare

I dati parlano chiaro. Secondo l’ISTAT, le patologie cardiache sono la principale causa di decesso in Italia. È quindi fondamentale prevenire la loro insorgenza. E siccome, quando si parla di prevenzione, vale sempre la strategia militare del “conosci il tuo nemico”, è importante comprendere prima di tutto quali sono le condizioni correlate statisticamente alle patologie cardiovascolari.

Oltre a età e familiarità per la malattia che non possiamo modificare, esistono altri fattori di rischio su cui è possibile agire attraverso l’alimentazione e uno stile di vita sano. L’ipercolesterolemia ne è un esempio. Nel corso del tempo, l’eccesso di colesterolo porta al deposito di placche sulle pareti delle arterie. Queste placche sono la base dell’arteriosclerosi e possono depositarsi fino a ostacolare il regolare flusso sanguigno o, a causa di un’infiammazione, rompersi. In quest’ultimo caso si forma così un coagulo, o trombo, che può bloccare del tutto il flusso ematico in un’arteria e portare così a infarto o ictus. Per determinare il rischio cardiovascolare, più che considerare il colesterolo totale è meglio valutare il rapporto tra colesterolo “buono” HDL e colesterolo “cattivo” LDL. Le prime portano il colesterolo dalle arterie al fegato e quindi esercitano un’azione di pulizia. Le seconde al contrario trasportano il colesterolo verso le arterie facilitandone il deposito.

È chiaro quindi che può esserci comunque un elevato rischio cardiovascolare anche quando il colesterolo totale è nella norma se la percentuale di HDL è particolarmente bassa rispetto al colesterolo LDL. Il rapporto ottimale LDL/HDL dovrebbe essere inferiore a 3 (e possibilmente vicino a 1), mentre il rapporto tra colesterolemia totale e colesterolemia HDL dovrebbe essere inferiore a 5 (e possibilmente vicino al 3).

Il rischio cardiovascolare aumenta ulteriormente se a una maggior concentrazione di LDL rispetto all’HDL si aggiunge l’ipertrigliceridemia, cioè un’alta concentrazione sanguigna di trigliceridi, una specifica tipologia di lipìdi. Questi grassi sono una fondamentale fonte di energia per le nostre cellule ma, in quantità eccessiva, possono contribuire allo sviluppo di patologie circolatorie.

Ma è bene ricordare che il rischio cardiovascolare non dipende solo dall’ipercolesterolemia e dall’ipertrigliceridemia, ma può essere correlata ad altri fattori come insulinoresistenza, ipertensione, diabete mellito, obesità, abitudine al fumo e abuso di alcol.

La corretta nutrizione è uno strumento essenziale per ridurre il rischio cardiovascolare. È bene quindi limitare il consumo di zuccheri, cereali raffinati e grassi idrogenati e saturi per arricchire invece la dieta di alimenti sani in grado di innalzare i livelli di colesterolo HDL o di abbassare i livelli di LDL come cereali integrali, pesce azzurro ricco di omega-3 e olio extravergine di oliva. Per prevenire con ancor più efficacia le patologie cardiovascolari è sempre bene associare una sana alimentazione a una regolare attività fisica.

 Dr. Filippo Ongaro

https://www.filippo-ongaro.it/

 

Grassi e rischio cardiovascolare | Una cosa da ragazzi

20/04/2015

Oli vegetali alternativi

L’olio di palma non ha in genere una buona fama, in quanto rappresenta uno degli ingredienti industriali più diffusi – lo ritroviamo praticamente ovunque: nei biscotti, nelle merendine, nei crackers, nelle creme spalmabili… – nonché la causa principale della deforestazione in Indonesia e Malesia. In più, fino a non troppo tempo fa, la sua presenza era “mascherata” da etichette non sempre chiare sul tipo di grasso impiegato: la dicitura “oli e grassi vegetali” sottendeva spesso la presenza di questo ingrediente. Quindi partire di qui per parlare di oli vegetali alternativi può sembrare una contraddizione bella e buona.

La preparazione dell'olio di palma selvatica.  Credits: Slowfood

La preparazione dell’olio di palma selvatica.
Credits: Slowfood

Eppure, non tutti gli oli di palma sono uguali. In Guinea Bissau, ad esempio, Slow Food ha avviato da qualche anno un Presidio sull’olio di palma selvatica (https://fondazioneslowfood.it/presidi/dettaglio/4433/olio-di-palma-selvatica#.VOcQicb5rTU), trasformato artigianalmente dalle comunità in un olio denso, dal colore aranciato, con profumi di pomodoro, spezie e frutta. Si tratta di un prodotto buono e nutritivo, che costituisce uno degli ingredienti principali della cucina tradizionale locale. Inoltre, oltre a rappresentare un nutrimento buono per le comunità, questo olio non esaurisce le risorse naturali della foresta.

Molto noto è anche l’olio di argan, prodotto dall’Argania spinosa, una pianta simile all’olivo ma diffusa solo in Marocco, in una zona arida compresa tra Safi e Goulimime. L’olio che si ricava dalle sue bacche (armelline) è oggetto di un Presidio Slow Food (https://fondazioneslowfood.it/presidi/dettaglio/1218/olio-di-argan#.VOccf8b5rTU) ed è da sempre l’ingrediente fondamentale della cucina dei berberi. La produzione, come anche nel caso dell’olio di palma, è un’attività prevalentemente femminile, ed è un’attività particolarmente lunga e laboriosa. Rinomato per le sue proprietà cosmetiche, ha anche molti usi alimentari: ad esempio, è utilizzato al termine della cottura del cuscus, nelle tajine di pesce e di carne e nelle crudités e può essere anche consumato crudo, su una semplice fetta di pane.

Nei cantoni della Svizzera nord occidentale, invece, è tuttora pratica comune l’estrazione di olio dalle noci, testimonianza della diffusa tradizione di produrre diversi oli vegetali non di oliva, più economici rispetto al burro. Nei documenti d’archivio svizzeri, questa produzione è attestata già dal XVI secolo e ne vengono descritte due diverse tipologie: una piccola produzione di olio estratto a freddo destinato ai nobili e una produzione di olio estratto a caldo usato dalle altre classi sociali e per la farmacopea. Ed è proprio l’estrazione a caldo che si è progressivamente affermata nel corso del tempo, dando luogo a un prodotto dai sentori gradevoli di frutta tostata. Anche l’olio di noci è oggetto di un Presidio Slow Food (https://fondazioneslowfood.it/presidi-svizzera/dettaglio/4486/olio-di-noci#.VOcfR8b5rTU).

Oltre agli oli già elencati, altri esempi di oli vegetali alternativi provengono dalla rete delle comunità del cibo di Terra Madre: in Messico, ad esempio, un gruppo di produttori si dedica alla produzione dell’olio essenziale di linaloe (https://www.terramadre.info/comunita-del-cibo/produttori-di-olio-di-linaloe-di-guerrero/); in Russia, invece, l’etnia indigena degli Shor ricava l’olio dai pinoli (https://www.terramadre.info/comunita-del-cibo/produttori-di-olio-di-pinoli/).

Silvia Ceriani

Per saperne di più: www.fondazioneslowfood.it www.terramadre.org

Fai il pieno giusto | Grassi e rischio cardiovascolare

23/03/2015

Oli vegetali in cucina

Stefano Polato, il responsabile dello Space Food Lab Argotec, ci ha già raccontato come il segreto per una buona frittura risieda nel punto di fumo dell’olio, cioè la temperatura alla quale esso comincia a sviluppare sostanze nocive per l’organismo. La giusta scelta dell’olio da cucina, in effetti, non è affatto banale, ma implica la valutazione di importanti variabili quali il gusto, le proprietà funzionali, il costo e l’impatto sulla salute. Anche per quanto riguarda il bonus food di Samantha Cristoforetti, il team di nutrizionisti e tecnologici alimentari coordinato da Argotec ha posto particolare attenzione a questo aspetto, selezionando un olio extravergine di oliva di primissima qualità. Si tratta di un fatto rimarcato anche dallo chef ufficiale della missione Futura, nata dalla collaborazione tra ASI, ESA e Aeronautica Militare: «Per la nostra astronauta abbiamo selezionato accuratamente tutti gli ingredienti alla base delle ricette spaziali. Tra questi, ovviamente, anche l’olio impiegato nella preparazione dei pasti. Abbiamo anche progettato una “speciale” oliera mono goccia da utilizzare in orbita, permettendo il condimento dei pasti anche in assenza di peso. Lo stesso è stato fatto per l’aceto balsamico».

Sulla Terra, possiamo scegliere tra diversi oli vegetali, soprattutto in base al sapore e alla funzione. Quello extravergine di oliva è certamente quello più conosciuto, ma secondo Polato le alternative non mancano: «In generale, il mio consiglio è quello di provare vari tipi di oli insaturi per dare più spazio al gusto riducendo allo stesso tempo il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. In ogni caso, valutate sempre bene il valore del punto di fumo e leggete con attenzione l’etichetta in modo da fare un acquisto più consapevole. Infine, per quanto riguarda i condimenti a crudo, provate la citronette o la vinaigrette. La prima è un’emulsione a base di olio extravergine di oliva, pepe e succo di agrumi, divertitevi e sbizzarritevi con le erbe aromatiche senza usare il sale. La seconda è una salsa a base di aceto, olio e aromi naturali».

Antonio Pilello

Per saperne di più: https://www.argotec.it/argotec/

 

Fai il pieno giusto | Grassi e rischio cardiovascolare

19/03/2015

Il “buono”dei lipidi”: gli omega3 come fonte di energia.

Provate a immaginare di mangiare per un mese intero il cibo dei fast food, tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena), magari interrompendo ogni tipo di attività fisica. Credete sia impossibile? No, non lo è, ma sicuramente è molto pericoloso per la salute. Nel 2004, il film documentario Super Size Me, diretto ed interpretato da Morgan Spurlock, ha mostrato gli effetti fisici e psicologici di una simile dieta. Alla fine dell’esperimento, il regista era ingrassato di 11 kg (partendo da 84 kg) con un aumento del 13% della massa corporea.

Si tratta di uno scenario estremo, ma senza dubbio inquietante, soprattutto se si pensa che molte persone mangiano regolarmente junk food, il cosiddetto cibo spazzatura. Tuttavia, sarebbe altrettanto sbagliato rinunciare completamente ai grassi. Quelli “buoni”, infatti, costituiscono un’importante scorta di energia per il corpo e svolgono diversi ruoli nel nostro organismo; per esempio gli acidi grassi polinsaturi omega 3 sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema nervoso.

I grassi “buoni” sono benefici tanto sulla Terra quanto nello spazio. Senza le giuste precauzioni, il volo spaziale può avere molti effetti negativi sulla fisiologia umana, come la perdita di massa muscolare e ossea. Tuttavia, una dieta ricca di alimenti che contengono omega 3 (come il pesce azzurro), può rallentare questo meccanismo e favorire il mantenimento della densità minerale ossea. Questo risultato si verifica anche durante le simulazioni a terra che vengono fatte tramite il riposo prolungato a letto.

Al di là della conservazione dei muscoli, delle ossa e della funzione immunitaria, gli omega 3 potrebbero avere un ruolo importante nella prevenzione del cancro e nel contrastare gli effetti delle radiazioni durante le missioni di lunga durata. I primi studi su modelli animali sembrano dare un esito positivo a riguardo. Inoltre, depressione e disturbi della personalità sono stati associati a eventuali carenze. In effetti, questi acidi grassi potrebbero influenzare non solo le funzioni cognitive, ma anche l’umore e lo stato emotivo.

Dr. Filippo Ongaro

Grassi e rischio cardiovascolare | Sfida

17/03/2015