Mission Patch

→ Diario di bordo

Samantha Cristoforetti ha iniziato a scrivere il suo Diario di Bordo nel luglio 2013, quando mancavano 500 giorni al lancio. Da giugno 2014 il Diario viene pubblicato in traduzione italiana qui su Avamposto42. La traduzione è a cura dell’Associazione Italiana per l’Astronautica e lo Spazio (ISAA). Se vuoi ripercorrere il percorso di addestramento di Samantha, puoi trovare tutti i Diari di Bordo precedenti al giugno 2014 su Astronautinews. Se invece preferisci leggere l’originale inglese, puoi trovarlo sul profilo G+ di Samantha.

L+200/5: Ganci aperti, lasciamo davvero la Stazione Spaziale!

Friday

07:19

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 10/09/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 200 (11 giugno 2015) – Questa è la quinta di una serie finale di note del diario che ripercorrono la partenza, l’atterraggio e il riadattamento!

[continua] Come potreste avere intuito, c’era un altro controllo da tenuta stagna da fare prima del distacco: il controllo di tenuta del portello fra il modulo di discesa e il modulo orbitale. Prima o poi, ci saremmo separati dal modulo orbitale e sarebbe rimasto solo il portello del modulo di discesa a proteggerci dal vuoto!

In quel momento, naturalmente, la pressione su entrambi i lati del portello era approssimativamente uguale: dopo tutto, lo avevamo chiuso solo pochi minuti prima. Per eseguire un controllo di tenuta dovevamo creare una differenza di pressione, e per farlo avremmo dovuto lasciare uscire verso lo spazio un po’ d’aria dal modulo orbitale attraverso la valvola di sfogo. Anton ha selezionato il comando di chiusura sul suo display, in modo da essere poi in grado di richiudere la valvola con la semplice pressione di un bottone. Una volta fatto, ho aperto la valvola di sfogo. Sul nostro display del sistema di supporto vitale abbiamo visto scendere la pressione nel modulo orbitale, e Anton ha mandato il comando per chiudere la valvola. Avevamo generato una differenza di pressione di circa 150 mm Hg e avremmo controllato eventuali variazioni verso l’equalizzazione attraverso il portello: la massima diminuzione di pressione accettabile era di 25 mm Hg in 25 minuti. Al termine del periodo di monitoraggio eravamo ben all’interno dei requisiti: passato il controllo di tenuta!

Infine, era arrivato il momento di aspettare. Pazientemente. Per quasi un’ora: un periodo di margine inserito nella nostra timeline in caso di intoppi. Immaginiamo, per esempio, un problema con il controllo di tenuta delle tute: avremmo sganciato e riagganciato i guanti, aperto e richiuso il casco, assicurandoci per bene che nessun detrito fosse rimasto chiuso nella superficie a tenuta, e poi ripetuto il controllo di tenuta. O supponiamo che il portello del modulo di discesa non avesse passato il controllo di tenuta: avremmo equalizzato la pressione, aperto il portello, controllato che le superfici a tenuta fossero intatte e pulite e poi richiuso per un altro controllo. Tutte cose che richiedono tempo. Ma visto che tutto è andato liscio nelle nostre operazioni pre-partenza, eccoci lì, completamente legati ai seggiolini nelle nostre tute, in attesa.

È bello non andare di corsa, ma naturalmente la posizione “seduta” nella Soyuz non è la più confortevole, anche per persone basse come me—posso immaginare quanta sofferenza crei ai membri dell’equipaggio più alti rimanere seduti così a lungo con le ginocchia piegate verso il petto!

Abbiamo parlato, scherzato, dato qualche sguardo fuori dai finestrini, ripassato le procedure per l’imminente rientro, pensato ai nostri amici sulla Stazione Spaziale, ancora così vicini, ma già appartenenti a un altro mondo.

Poi, alle 13:17:30 ora di Mosca, ho dato il comando per attivare il sistema di attracco della Soyuz. Un minuto dopo, alle 13:18:30, ho eseguito il comando successivo: Hooks Open [apertura dei ganci—N.d.T.]. I motori elettrici del sistema di attracco hanno iniziato a muovere verso la posizione aperta i ganci che ci tengono uniti alla Stazione Spaziale. Entro un paio di minuti i ganci erano completamente aperti e i respingitori a molla hanno impartito alla nostra Soyuz una velocità di separazione: nella vista dal periscopio davanti al seggiolino centrale di Anton abbiamo potuto osservare il portello di attracco allontanarsi sempre di più. Era finita, ce ne stavamo andando. Arrivederci Stazione Spaziale! Arrivederci Scott, Misha, Gennadi! [continua].

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

11/09/2015

L+200/4: Non è facile come allacciare la cintura di sicurezza

Tuesday

09:21

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 07/09/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 200 (11 giugno 2015)—Questa è la quarta di una serie finale di note del diario che ripercorrono la partenza, l’atterraggio e il riadattamento!

[continua] Assicurarsi al seggiolino della Soyuz non è una cosa veloce come allacciarsi la cintura di sicurezza: lo spazio è ristretto, la posizione scomoda e alcune delle cinghie sono difficili da raggiungere. Inoltre, come avevo imparato durante il controllo di tenuta stagna delle nostre Sokol, trovarsi in assenza di peso non rende l’operazione più facile, visto che il corpo non rimane fermo nel seggiolino. Quindi sono stata contenta una volta completato tutto: collegati i tubi dell’ossigeno e della ventilazione, inseriti i cavi delle comunicazioni radio e dei sensori biomedici, allacciate le cinghie in grembo e alle ginocchia. Non le ho strette, visto che sarebbero passate ancora diverse ore prima dell’accensione di deorbitazione e del nostro rientro nell’atmosfera. Nonostante lo sforzo fisico di assicurarmi al seggiolino non sentivo ancora troppo caldo nella Sokol, quindi non ho acceso la ventilazione della tuta godendomi qualche altro minuto di quiete.

Dalla radio è arrivata la cara, familiare voce del nostro istruttore Soyuz, Dima, che oggi avrebbe parlato sul canale space-to-ground [dallo spazio a terra—N.d.T.] da Mosca, proprio come era stato la “voce del centro di controllo” per centinaia di ore nel simulatore a Star City. Mi ha chiesto informazioni sullo stato delle nostre operazioni di vestizione della tuta e ho riferito che mi ero assicurata al seggiolino e Anton stava aiutando Terry nel modulo orbitale. Poi ho selezionato la schermata del mio display di comando e controllo che mostrava i parametri tecnici del nostro veicolo. Tutto sembrava a posto tranne i livelli di CO2 che tendevano ad aumentare, vicini a 4 mm Hg. Stavo per segnalarlo, ma il Controllo Missione di Mosca lo aveva ovviamente già visto dalla telemetria: Dima mi ha dato via radio istruzioni per attivare in quel momento la rimozione della CO2, un po’ prima di quanto previsto nella checklist.

Ancora qualche lettura di pressione da Terry e Anton, che ho riferito a Mosca, e il controllo di tenuta è stato considerato completo e superato: il distacco dalla ISS sarebbe stato sicuro. Fra l’altro, dovrei aggiungere che alcuni giorni prima del distacco avevamo eseguito anche un controllo dei thruster [motori di manovra—N.d.T.]. Innanzitutto i controllori di volo avevano portato la ISS nella modalità a deriva libera, cioè la Stazione si sarebbe lasciata portare leggermente fuori assetto dalle accensioni dei thruster della Soyuz senza cercare di compensare attivamente quelle variazioni. Poi Anton e io avevamo preso i nostri posti nella Soyuz, configurato i sistemi della capsula in modo che i controlli manuali agissero sulle accensioni dei thruster, e Anton aveva manovrato le leve di comando in sequenza in tutti e sei i gradi di libertà, dandoci l’opportunità di assicurarci che avrebbero reagito adeguatamente a tutti gli input di controllo, sia con il circuito di controllo primario che con quello di riserva.

Tornando al giorno della partenza, era arrivato il turno di Terry di assicurarsi al seggiolino. Anton ci ha raggiunti nel modulo di discesa pochi minuti dopo, chiudendo il portello che ci separava dal modulo orbitale.

Una volta assicurati tutti ai seggiolini, abbiamo indossato i guanti e chiuso i caschi per iniziare i controlli di tenuta delle tute. Per prima cosa abbiamo girato la valvola di regolazione blu sul petto nella posizione chiusa e il semplice flusso di ventilazione dalle ventole ci ha gonfiato leggermente le tute. Poi Anton ha scandito un breve conto alla rovescia di 5 secondi, alla fine del quale ha avviato il cronometro, mentre io ho contemporaneamente aperto la valvola che avviava il flusso di ossigeno nelle tute. Ciascuno di noi ha monitorato l’aumento di pressione della tuta sul proprio manometro da polso e riferito il raggiungimento di 0,1 atm e 3,5 atm, in modo che Anton potesse annotare i “tempi di riempimento”. Anche il controllo a terra seguiva le operazioni, visto che avevamo bloccato in posizione attiva il pulsante di trasmissione prima di iniziare il controllo di tenuta.

Dopo avere raggiunto 3,5 atm ciascuno di noi ha lasciato sgonfiare la tuta, controllando il rateo di flusso con la valvola di regolazione in modo da dare tempo alle orecchie di compensare il calo di pressione. Poi abbiamo aperto i caschi e io ho chiuso la linea di alimentazione dai serbatoi di ossigeno. Non avremmo più tolto i guanti fino a dopo l’atterraggio.

Buone notizie: tutte le nostre tute si erano “riempite” entro i tempi richiesti, passando il controllo di tenuta. Un altro potenziale ostacolo al nostro programma per la partenza era ormai superato! [continua]

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

08/09/2015

L+200/3: Il bello dello spazio: farsi vestire da altri senza che nessuno rida

Saturday

09:35

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 04/09/2015): Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre — Giorno di missione 200 (11 giugno 2015) — Questa è la seconda di una serie finale di note del diario che ripercorrono la partenza, l’atterraggio e il riadattamento! [continua] Dopo avere depressurizzato il vestibolo abbiamo seguito per alcuni minuti gli indicatori di pressione del modulo di discesa e del modulo orbitale della nostra Soyuz: entrambi stabili, quindi non c’era nessuna perdita evidente e rapida (non che ce l’aspettassimo!). Naturalmente dovevamo controllare anche che non ci fosse una perdita lenta, prima di lasciare definitivamente la Stazione e affidarci al portello della Soyuz per trattenere all’interno la nostra aria. L’intero controllo di tenuta stagna avrebbe richiesto 30 minuti, con le misurazioni della pressione nel vestibolo eseguite ogni 5 minuti, ma, visto che non c’era alcuna diminuzione rapida della pressione, abbiamo potuto riaprire in sicurezza il portello del modulo di discesa e galleggiare verso il modulo orbitale per indossare le nostre tute Sokol. Io ci sono andata per prima, come avevamo pianificato. Anton e Terry sono rimasti nel modulo di discesa mentre io ho usato la toilette della Soyuz. Volevo svuotare la vescica il più tardi possibile: ho indossato un pannolone, ma non ero sicura che sarei stata in grado di usarlo nelle diverse ore di assenza di peso che ancora ci rimanevano fino all’accensione di deorbitazione. Per qualche ragione penso che i pannoloni e l’assenza di peso non vadano d’accordo, come ho scoperto durante l’ascesa. Ho indossato la cintura biomedica a contatto diretto con la pelle e poi la sottotuta della mia Sokol, segnalando periodicamente ad Anton e Terry le letture di pressione nel vestibolo dal manovacuometro, in modo che potessero riferirle a terra. Nel corso di 30 minuti, l’aumento di pressione massimo consentito per dichiarare i portelli a tenuta stagna era di 1 mm Hg. Anton mi ha raggiunta nel modulo orbitale per aiutarmi a indossare la Sokol. Per rendere le cose più veloci, mi sono sostanzialmente aggrappata per tenermi il più ferma possibile e lasciare che Anton si occupasse di legare e chiudere con la cerniera tutto quanto. Una delle belle cose dell’essere un’astronauta: potete lasciare che qualcun altro vi vesta da adulti senza che nessuno rida di voi! Come ha fatto notare Anton, non avevamo molto tempo. Per consentire un test delle antenne Kurs, che sarebbero rimaste in funzione durante il distacco, il controllo a terra avrebbe inviato il comando di attivazione del sistema di guida e navigazione oltre un’ora prima di quanto avrebbe fatto normalmente nel tipico programma di un giorno di partenza. A quel punto stavamo già utilizzando l’ora di Mosca, visto che è l’orario con cui conduciamo le operazioni della Soyuz: la sera prima avevamo annotato diligentemente nelle nostre checklist gli orari importanti basati sul radiogramma mandatoci dal Controllo Missione di Mosca. Ora non era solo il vuoto a separarci dalla Stazione Spaziale ma, in un certo senso, anche tre ore! Dopo avere indossato completamente la mia Sokol, che mi avrebbe tenuta in vita nel caso di una depressurizzazione durante il rientro, ho bevuto un ultimo sorso d’acqua da un sacchetto che sarebbe rimasto nel modulo orbitale, mangiato un ultimo snack e poi galleggiato verso il mio seggiolino nel modulo di discesa. Non mi è sfuggito che quelli erano i miei ultimi secondi di galleggiamento libero: una volta legata nel mio seggiolino, non mi sarei sganciata fino a dopo l’atterraggio sulla Terra. [continua] Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

05/09/2015

L+200/2: Un ultimo sguardo alla Stazione Spaziale

Thursday

09:52

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 03/09/2015): Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre — Giorno di missione 200 (11 giugno 2015) — Questa è la seconda di una serie finale di note del diario che ripercorrono la partenza, l’atterraggio e il riadattamento! [continua] Nonostante l’intenso programma pre-partenza ho effettivamente trovato il tempo per un ultimo tour della Stazione Spaziale: solo un attraversamento veloce fluttuando, cercando di assorbire e fissare tutto nella mia memoria. Oh, e anche un ultimo volo attraverso il Laboratorio [il laboratorio americano Destiny—N.d.T.], spingendomi sui corrimano a un’estremità proprio nel modo giusto per volare dritta attraverso l’altro corridoio del portello. Sembra così naturale, quei goffi primi giorni in cui volare era una sfida sono passati da molti mesi. Ho gettato nella spazzatura i miei ultimi articoli da toilette lasciati nel Nodo 3 e alcuni indumenti ancora nel mio alloggio dalla notte prima, dopodiché “possedevo” solo gli abiti che indossavo. Ho eseguito il logout dai miei laptop personali: se qualcuno mi mandasse una mail nello spazio da questo momento in poi, non la leggerei mai visto che non avrò più accesso a questo indirizzo email. Ho dato un’ultima occhiata a Columbus, per assicurarmi di lasciarlo in buone condizioni. È sciocco, in un certo senso, non ho più responsabilità formali per Columbus di quante ne abbia per qualsiasi altro luogo della Stazione, ma credo di essermi sempre sentita responsabile di questa parte d’Europa nello spazio. Infine, ho mostrato a Scott dove trovare il mio bonus food avanzato. Avevo finito l’olio d’oliva alcuni giorni fa: penso che sia veramente il momento di andare. Alle 6 del mattino ho raggiunto Anton nella Soyuz per eseguire alcuni controlli e compiti di attivazione. Tutto si è svolto bene e rapidamente. Dopo è arrivato il momento di portare nel modulo orbitale della Soyuz dell’acqua e alcuni snack dell’ultimora, verificare che tutte le checklist fossero presenti e aspettare il momento della chiusura del portello, intorno alle 7 del mattino. Ci eravamo salutati la sera prima, prendendoci del tempo a cena, ma è stato ugualmente un momento intenso quando ci siamo scambiati un ultimo abbraccio con Scott, Gennadi e Misha. Ancora di più quando Anton e Gennadi hanno chiuso i portelli. Per un istante mi sono resa intensamente conto che la vita sarebbe continuata sulla ISS, ma noi non ne saremmo stati più parte. Ma non c’era tempo per indugiare su questo pensiero, ora dovevamo concentrarci sul tornare a casa in sicurezza. La bella cosa del volo spaziale è che c’è sempre la chiusura di un portello che segnala senza ambiguità che qualcosa è finito ed è ora di concentrarsi su cosa viene dopo. La prima priorità: completare tutte le operazioni pre-partenza correttamente e in tempo, a cominciare dal controllo di tenuta stagna dei portelli della Soyuz e della Stazione. Come potete probabilmente immaginare, se avete seguito questo Diario, per farlo dobbiamo depressurizzare il vestibolo, lo spazio fra quei due portelli. Per sicurezza (nel caso il portello esterno della Soyuz avesse effettivamente una perdita) siamo andati tutti ai nostri posti nel modulo di discesa e abbiamo chiuso il portello, per isolarci dal modulo orbitale. Poi ho mandato il comando per aprire la valvola di sfogo del vestibolo e abbiamo seguito la pressione nel vestibolo scendere fin quasi a zero. Sebbene fossimo ancora collegati saldamente alla Stazione Spaziale, ora c’era il vuoto a separarci dai nostri amici all’interno. [continua] Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

03/09/2015

L+200 Parte 1: Le ultime frenetiche ore nello spazio

Wednesday

13:02

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 01/09/2015): Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 200 (11 giugno 2015) — Dopo un’estate di riabilitazione e debriefing (sì, anche 2 settimane di vacanza), è ora di concludere il racconto della mia missione sulla ISS. Questa è la prima di una serie finale di note del diario che ripercorrono la partenza, l’atterraggio e il riadattamento! Sembra che questa volta facciano sul serio: dopo un rinvio di un mese, questa volta vogliono veramente che torniamo a casa. Ci siamo svegliati presto per il nostro ultimo giorno sulla ISS: la Daily Planning Conference [riunione di pianificazione giornaliera—N.d.T.], la nostra riunione con i centri di controllo per iniziare la giornata, è stata programmata all’1 del mattino! Ma siamo andati a dormire nel primo pomeriggio di ieri, in effetti stiamo spostando i turni di sonno da un paio di giorni. L’undocking non avverrà prima delle 10:18 del mattino ma c’è molto da fare prima che possiamo mandare il comando per aprire i ganci che tengono la nostra Soyuz collegata alla Stazione Spaziale. E se ci immaginate a prenderci un po’ di tempo per dire mentalmente addio, godendoci con comodo le nostre ultime ore nello spazio… beh, naturalmente non lo state pensando, lo sapete molto bene! In realtà la mattinata è stata piena come sempre. Scott e io ci trovavamo in Columbus ancora prima della DPC, assistendoci a vicenda con i nostri prelievi di sangue. Si trattava di un cosiddetto “prelievo di sangue ambientale”, in cui cioè le provette non vanno messe nei congelatori MELFI ma riportate a terra nella Soyuz. Verranno prese dal modulo di discesa subito dopo che saremo estratti. Il prelievo di sangue non era in sé diverso dagli altri che abbiamo fatto, ma le istruzioni di imballaggio sembravano complesse, specialmente per alcune specifiche provette che Scott utilizza per il suo esperimento Studio sui Gemelli. Gli sarò eternamente grata per essersi offerto di prendersi cura da solo di tutto l’imballaggio, in modo che potessi risparmiare un po’ di tempo per un giro finale della Stazione Spaziale. Grazie Scott! Comunque ho avuto anch’io la mia parte di lavoro di imballaggio. Ricordate l’esperimento Differenziazione delle Cellule Staminali della nota L+141-L+144? Beh, anche quei campioni devono tornare a terra oggi, così ho dovuto prenderli dal MELFI e imballarli in delle sacche isolate termicamente per il ritorno. Non c’è molto spazio nel modulo di discesa della Soyuz, come potete immaginare, così cerchiamo di impacchettare le cose nel modo più compatto possibile. Nel caso di oggetti che vanno presi appena possibile indichiamo il numero del pacchetto su un’etichetta verde e scattiamo anche una foto, che verrà fatta avere al team di recupero nel luogo dell’atterraggio in modo che sappiano esattamente dove guardare. Naturalmente, Anton sta caricando la Soyuz esattamente secondo il piano cargo: è importante per un veicolo spaziale mantenere il centro di massa nel punto giusto, specialmente se si tratta del vostro passaggio di ritorno verso la Terra! Fra l’altro, oggi non ho donato alla scienza soltanto del sangue. Come prima cosa dopo essermi svegliata per l’ultima volta nel mio sacco a pelo galleggiante, ho prelevato tre diversi campioni di saliva-—un’attività di routine di 10 minuti che ormai ho fatto molte volte per gli esperimenti Microbioma e Marcatori Salivari. Oh, non dimentichiamo la raccolta delle urine! Riempirò delle provette di urina e le metterò nel congelatore MELFI in modo che rimangano fino alla chiusura del portello. Il lato glamour del volo spaziale… Foto: il prelievo dei campioni dell’esperimento Differenziazione delle Cellule Staminali dal congelatore MELFI. Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

02/09/2015

L+170: Sentita la notizia? Qualche altra settimana nello spazio!

Wednesday

11:58

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 12/05/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 170 (12 maggio 2015)—Avete sentito la notizia?

Oggi Roscosmos, l’Agenzia Spaziale Russa, ha ufficialmente annunciato che il nostro atterraggio è rimandato all’inizio di giugno, vale a dire che… Terry, Anton e io potremo rimanere nello spazio per qualche altra settimana!

Mentre scrivo queste righe non riesco proprio a credere che la nostra data di atterraggio originale fosse domani, e a quest’ora starei per entrare nel mio sacco a pelo sulla ISS per l’ultima volta. Immagino che non fossi ancora del tutto mentalmente pronta a partire, in parte certamente per il fatto che questo cambiamento di programma è stato nell’aria da un po’ di tempo.

Dopo la perdita della Progress 59P due settimane fa, ci siamo tutti immediatamente resi conto che il prossimo lancio Soyuz sarebbe stato probabilmente rinviato per guadagnare tempo per una inchiesta completa, l’attuazione di eventuali azioni correttive ritenute necessario, e forse il lancio di un altro veicolo senza equipaggio prima.

Era meno chiaro se sarebbe stato posticipato anche il nostro ritorno: da un lato ci sono ovvi vantaggi nell’avere a bordo l’equipaggio completo di un incremento, dall’altro avevamo appena perso una nave cargo di rifornimento e le scorte esauribili avrebbero potuto essere un problema (è risultato che non lo sono).

Mentre aspettavamo che le agenzie partner della ISS prendessero una decisione, l’ultima settimana era pianificata con tutte le attività richieste per tenerci al passo con un atterraggio nominale: abbiamo eseguito un controllo di tenuta stagna delle nostre tute pressurizzate Sokol (il controllo di tenuta è stato superato!); abbiamo fatto una verifica di vestibilità dei nostri pantaloni corti di compressione Kentavr; abbiamo continuato a raccogliere del cargo per la nostra Soyuz, fra cui la nostra dotazione personale di 1,5 kg, e impacchettato i pochi altri nostri effetti personali da riportare sulla Terra con Dragon. Anton e io abbiamo rinfrescato le nostre competenze di rientro manuale. Visto che una decisione finale sul rinvio del nostro atterraggio non era stata presa, dovevamo essere pronti.

Tuttavia il test dei thruster della Soyuz, programmato la mattina presto di venerdì, è stato annullato e a quel punto è risultato chiaro che non saremmo tornati a casa il 13 maggio. Pronti e felici di rimanere!

E non preoccupatevi: mi sono rimasti ancora della biancheria, dei calzini e perfino uno dei miei contenitori di cibo bonus. sono veramente felice di avere conservato alcune di quelle scorte di base, giusto in caso! Sono riuscita a trovare un paio di T-shirt nuove di zecca che avevo già utilizzato per impacchettare alcuni oggetti da riportare con Dragon: potrebbero avere qualche residuo di colla del nastro adesivo da imballaggio, ma andranno bene se ne avrò bisogno!

A proposito di Dragon, sembra che Terry e io rimarremo inaspettatamente da queste parti per l’intera missione SpaceX-6: stiamo diligentemente impacchettando e caricando delle borse per fare spazio sulla ISS, che è sempre benvenuto.

Stiamo anche facendo dell’altro lavoro preparatorio per spostare PMM nella posizione anteriore del Nodo 3 e… chi lo sa? Lo spostamento vero e proprio potrebbe in realtà avvenire presto, invece dell’estate prossima. Visto che per un po’ non andremo da nessuna parte, i pianificatori troveranno dei modi per fare buon uso del nostro tempo a bordo.

E sarei entusiasta di godermi, anche solo per qualche giorno, una vista a 360° non ostruita dalla Cupola!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS

13/05/2015

L+159, L+160: Scott il Vampiro

Wednesday

10:37

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 05/05/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione 158 e 159 (1–2 maggio 2015)—Venerdì è stata una di quelle giornate in cui le visite periodiche al bagno sono un po’ più complicate del solito… era arrivato il momento di un’altra raccolta delle urine delle 24 ore, seguita sabato mattina da un prelievo di sangue, questa volta con “Scott il Vampiro” che mi ha aiutata a riempire sette provette di sangue.

Queste raccolte erano in supporto all’esperimento Cardio-Ox, di cui ho parlato nell’ultima nota del diario, e anche dei progetti “Biochemical Profile” [profilo biochimico—N.d.T.] e “Repository” [archivio—N.d.T.] del Johnson Space Center.

I progetti non sono esperimenti veri e propri, ma mirano piuttosto a fornire dati che possono potenzialmente supportare una varietà di ricerche, sia presenti che future, sull’adattamento umano al volo spaziale.

“Biochemical Profile” analizza dei campioni di urina e sangue alla ricerca di un certo numero di proteine e sostanze chimiche, che sono conosciute come indicatori significativi dello stato metabolico del corpo (biomarcatori): viene creato un database e i dati possono essere forniti ai ricercatori che li richiedono in supporto ai loro studi.

“Repository” è un’idea simile, ma con un occhio al futuro. I campioni di sangue e urina vengono raccolti e conservati a lungo termine in condizioni controllate, e saranno resi disponibili in futuro ai ricercatori che presenteranno argomentazioni valide per ottenerli. In futuro gli scienziati saranno in grado di analizzare quei campioni con metodi di indagine più avanzati e potranno perfino essere interessati a biomarcatori che oggi sono ancora sconosciuti!

Ho concluso la mia raccolta delle urine delle 24 ore sabato mattina con la prima visita al bagno, ma tre ore dopo la prima colazione ho riempito un’altra provetta, insieme con un campione di saliva, per l’esperimento italiano Bone/Muscle Check [controllo delle ossa/muscoli—N.d.T.], che cerca di valutare l’analisi dei campioni di saliva come metodo per quantificare la riduzione della massa ossea e muscolare. Se si possono trovare dei marcatori affidabili nella saliva, non si deve contare solo su prelievi di sangue molto più invasisi e che richiedono tempo!

Nella foto potete vedere alcune delle nostre attrezzature di laboratorio per la ricerca sull’uomo, fra cui il sacchetto per la raccolta dell’urina. Come potete immaginare, fare pipì in un contenitore non funzionerebbe molto bene quassù. Ricordo di avere provato un nuovo tipo di adattatore femminile nel mio primo volo parabolico quasi esattamente 5 anni fa—nella cabina dell’aereo a ZeroG, ma all’interno di una tenda speciale!

Confesserò anche di avere portato con me a Baikonur alcuni dispositivi di raccolta delle urine e averli usati per fare pratica prima del lancio. Alla fine, ci sono due cose con cui volete davvero avere molta familiarità quando state per essere lanciati nello spazio: la vostra astronave e tutto quello che ha a che fare con l’uso della toilette!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

06/05/2015

L+155, L+156: Progress 59P non ce l’ha fatta

Sunday

10:41

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 03/05/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione 155 e 156 (27–28 aprile 2015)—È passata un’altra settimana sulla ISS, una delle mie ultime a bordo. Il tempo vola davvero quando ci si diverte!

Beh, la notizia più importante di quest’ultima settimana, come sono certa abbiate sentito, è che il veicolo di rifornimento Progress 59P non ce l’ha fatta a raggiungere la ISS [la denominazione completa è Progress M-27M / 59P—N.d.T.].

Martedì mattina abbiamo ricevuto una chiamata da Houston che riferiva che il Controllo Missione di Mosca aveva declassato il profilo di missione a un rendezvous in due giorni, invece del profilo standard in 6 ore che avrebbe portato la Progress ad attraccare alla ISS nel primo pomeriggio.

Naturalmente, ci sono molti piccoli problemi che possono obbligare al passaggio al profilo in 2 giorni, quindi a quel punto ci aspettavamo ancora di vedere la Progress arrivare giovedì al suo posto di parcheggio. Ora sappiamo che 59P non raggiungerà mai la ISS. I controllori di missione a Mosca hanno valorosamente tentato tutto quello che potevano con la telemetria e le capacità di comando disponibili, ma sfortunatamente tutti gli sforzi per recuperare la missione di rifornimento non hanno avuto successo.

L’attenzione della comunità si è ora spostata dai tentativi di recupero all’analisi dell’incidente e alla ricerca della causa. Ne sapremo di più quando i nostri colleghi russi avranno concluso l’inchiesta che, inevitabilmente, richiederà del tempo.

Nel frattempo, i team stanno valutando le conseguenze sul programma ISS: qual è la situazione delle scorte esauribili? E la capacità di smaltire i rifiuti che è andata persa? Quali sono le implicazioni per il prossimo lancio Soyuz e, di conseguenza, l’impatto sulle attività della ISS?

Come potete immaginare, è un problema complicato e, come è spesso il caso, sono felice di essere semplicemente un’astronauta responsabile solo di svolgere i miei compiti quassù. Ci sono persone a terra che hanno un lavoro molto più difficile, specialmente in questi giorni!

La buona notizia è che non corriamo alcun rischio immediato di terminare il cibo, l’acqua, l’ossigeno, o qualsiasi altra scorta esauribile vitale—abbiamo un bel po’ di margine. Nell’avamposto dell’umanità nello spazio nessun astronauta andrà a letto a pancia vuota!

E come al solito siamo impegnati a matenere la Stazione Spaziale in funzione, trasferire del cargo e, naturalmente, fare attività scientifica. Martedì, in particolare, mentre era in corso la vicenda della Progress, ho passato la maggior parte della giornata lavorando alla sessione finale dell’esperimento Drain Brain [flusso cerebrale—N.d.T.] dell’Agenzia Spaziale Italiana: una sessione di ecografia al mattino, oltre a delle sessioni di respirazione con il pletismografo al mattino e al pomeriggio. Se questo non vi fa venire in mente nulla, potreste esservi persi la mia nota del Diario L+57, L+58, in cui ho parlato di Drain Brain!

Congratulazioni al team per la conclusione dell’esperimento!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

03/05/2015

L+151-L+154: Bentornato C. Elegans!

Wednesday

08:57

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 28/04/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione da 151 a 154 (23–27 aprile 2015)—Dopo aver lavorato a una serie di nuovi esperimenti la settimana scorsa, giovedì ho passato la maggior parte della giornata occupandomi delle operazioni cargo, principalmente disimballare quelle borse giganti che, come ho accennato in precedenza, abbiamo portato fuori da Dragon e stivato temporaneamente sulla Stazione mentre scaricavamo il materiale scientifico urgente.

Non si può mai dire quanto si impiegherà a disimballare una borsa guardando solo il numero di oggetti che contiene: anche poche cose possono richiedere molto tempo se i posti in cui metterle sono difficili da raggiungere. Supponiamo, per esempio, che dobbiate ruotare un rack per arrivare a un compartimento di stivaggio situato nella parte curva posteriore dell’armadio, quella che si appoggia allo scafo cilindrico di un modulo.

Ruotare un armadio non è in sé complicato, ma spesso dovete portare via della roba che intralcia il percorso della rotazione: borse, cavi, computer, fotocamere… e poi rimetterla a posto quando avete finito. Immaginate di ruotare una parte di una vostra parete di casa per accedere a una stanza segreta sul fondo, con la differenza che avete un sacco di roba attaccata alla parete e al soffitto!

A ogni modo, vi devo qualche parole sull’esperimento Nematode Muscle [muscolo nematoda—N.d.T.] a cui ho lavorato la settimana scorsa. Prima di tutto, diamo il bentornato sulla Stazione Spaziale Internazionale al nostro buon vecchio amico, il C. Elegans. Sì, grazie al loro corredo genetico ben conosciuto, questi minuscoli vermi sono organismi modello molto usati, sul pianeta e al di fuori! Ricordate l’esperimento Epigenetica?

Ma parliamo di questo nuovo esperimento. Come implica il nome, riguarda i muscoli, e in particolare l’atrofia muscolare. È ormai molto chiaro che l’atrofia muscolare è una conseguenza del volo spaziale e intuitivamente ha senso, ma non comprendiamo ancora i meccanismi biologici di base che portano alla perdita di massa muscolare.

Vedete, noi astronauti possiamo contrastare questi effetti negativi allenandoci ogni giorno, perché siamo in buona salute. Ma cosa accade alle persone malate costrette a letto? Capire i meccanismi molecolari che causano l’atrofia muscolare potrebbe essere utile nel trovare dei modi per aiutarli! Come accade spesso nella scienza, Nematode Muscle è un esperimento successivo basato su un lavoro di ricerca precedente.

Il team ha già stabilito alcuni anni fa che se fate volare i C. Elegans nello spazio, essi avranno una concentrazione ridotta di proteine nei muscoli e nel citoscheletro (le “ossa” della cellula). Inoltre, cosa piuttosto interessante, il loro metabolismo passerà a uno stato di risparmio energetico. Ora la domanda è: come ricevono le cellule i segnali che inducono questi cambiamenti? Come viene trasportato il messaggio? E, per quelli di voi che conoscono la biologia, aggiungerò che la segnalazione insulina/IGF-1 sarà studiata, in particolare, per vedere se è responsabile da sola dei cambiamenti del metabolismo. O forse, al contrario, c’è altro da scoprire su come le cellule “ricevano il messaggio”. Roba affascinante!

Le provette di fissaggio con le colture di C. Elagans pronte per la conservazione al freddo per l'esperimento Nematode Muscle della Expedition 43. Credit: ESA/NASA

Il fine settimana, fra l’altro, è stato piuttosto tranquillo quassù. La cosa piacevole è che abbiamo perfino avuto la maggior parte di venerdì libera per recuperare dopo aver lavorato per due settimane di seguito. Terry e io stiamo per partire verso casa fra solo un paio settimane, e c’è ancora molto da fare per concludere la nostra permanenza sulla Stazione Spaziale e preparare le cose per dare il benvenuto ai prossimi abitanti del nostro avamposto nello spazio.

P.S. Mille grazie a Dmitry Meshkov che ora sta traducendo questo diario in russo, a partire dalle note più recenti.

E naturalmente, un rinnovato ringraziamento ai traduttori in italiano, francese, spagnolo e tedesco del Diario di Bordo per il loro incredibile e continuo lavoro. Voi ragazzi siete forti!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

29/04/2015

L+150: NATO, le nanoparticelle che contrastano la perdita ossea

Saturday

10:49

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 24/04/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione da 150 (22 aprile 2015)—Hei, non ho dimenticato di avere promesso di parlarvi dell’esperimento NATO!

Mercoledì ho concluso NATO rimuovendo i contenitori dell’esperimento dall’incubatrice Kubik e conservandoli nel congelatore MELFI, con il loro stato biologico congelato fino a quando i ricercatori a terra potranno averli a disposizione ed eseguire le loro analisi post-volo.

Il nome completo dell’esperimento è Nanoparticles and Osteoporosis [nanoparticelle e osteoporosi—N.d.T.] e, come Osteo-4 descritto nell’ultima nota del diario, studia le ossa. Ma mentre Osteo-4 è interessato a stabilire i meccanismi che ci fanno perdere massa ossea in microgravità, NATO vuole indagare come porvi rimedio e, in particolare, se un tipo particolare di nanoparticelle possano essere efficaci nel contrastare la perdita ossea.

Vedete, non è molto intuitivo, ma l’osso è un tessuto vivente che viene costantemente distrutto e rigenerato. Delle cellule chiamate osteoclasti distruggono l’osso, altre cellule denominate osteoblasti producono nuovo osso. Fino a quando la distruzione e la rigenerazione rimangono in equilibrio, tutto va bene, ma in assenza di peso questo equilibrio si altera e vincono gli osteoclasti. È quello che accade anche nelle persone che soffrono di osteoporosi, sfortunatamente un problema comune!

NATO osserva in vitro gli effetti dell’aggiunta al tessuto osseo di varie dosi di “nanoparticelle-di-idrossiapatite-arricchite-in-stronzio”, o nHAP-Sr. Alcuni studi a terra hanno suggerito che aggiungere nHAP-Sr potrebbe essere efficace nell’ostacolare gli osteoclasti nella loro azione di distruzione dell’osso, cosa che potrebbe portare a un bilancio più favorevole nel ciclo di distruzione/rigenerazione. Una ricerca promettente per noi astronauti nello spazio e per le persone a terra che soffrono di perdita ossea!

Ma naturalmente quassù non si fa scienza per tutto il tempo. Dobbiamo mantenere in funzione la Stazione, che significa anche sostituire periodicamente il Serbatoio di Riciclaggio nel nostro Urine Processing Assembly, o UPA [impianto di trasformazione dell’urina—N.d.T.]. Potete vedere UPA nella foto, occupa l’area del ponte sotto la nostra toilette spaziale. Ciò che rimane della nostra urina dopo essere stata trasformata nell’UPA, un liquido verdastro denso e dall’odore non molto piacevole chiamato salamoia, viene raccolto nel serbatoio di riciclaggio, che naturalmente deve essere sostituito quando si riempie.

Ma ho terminato la giornata con un altro fantastico esperimento chiamato Nematode Muscle [muscolo di nematoda—N.d.T.]. Ve ne parlerò la prossima volta!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Nella foto di copertina: Lavori di sostituzione del serbatoio di riciclaggio dell’Urine Processing Assembly. Credit: ESA/NASA

25/04/2015