L’avvicinamento e l’attracco
Il conto alla rovescia non inizia da 10, ma da 10800 secondi: ovvero tre ore prima del lancio vero e proprio. Tradizione russa.
Nei primi due minuti di volo, il veicolo è spinto verso l’alto da quattro propulsori (ognuno di circa 20 metri, tanto per dare un’idea delle dimensioni), che si sganceranno al termine del loro compito.
In meno di cinque minuti verranno bruciate 225 tonnellate di RP-1 e ossigeno liquido. L’RP-1 e un cherosene ad alta raffinazione simile al combustibile per aviogetti.
In poco meno di 10 minuti, la Soyuz si troverà a orbitare intorno al nostro pianeta a velocità di 25 000 km/h, a circa 210 km di quota, 190 km “sotto” l’orbita della Stazione Spaziale. Il primo compito della navicella sarà di innalzare la proprio altezza: questa fase è un vero e proprio inseguimento orbitale, degno della migliore fantascienza classica: una navicella che corre alla volta di una Stazione Spaziale.
Nel corso di circa 4 orbite, la Soyuz si alza di quota automaticamente, mentre l’equipaggio verifica i sistemi di bordo con l’aiuto del centro di controllo russo.
Una volta che tutto sia a posto e che la Soyuz sia allineata con il portellone di attracco della Stazione Spaziale, a una distanza di circa 100 metri, il centro di controllo verifica l’allineamento. Poi inizia la fase finale di avvicinamento tra le due navicelle, che si muovono a una velocità relativa di pochi centimetri al secondo.
Il “rendezvous” è automatico, come pure l’attracco, ma l’equipaggio è addestrato per prendere il comando manuale della Soyuz, nel caso in cui qualcosa non funzionasse. Samantha ci ha raccontato tutto questo nel suo Diario di Bordo (Altri esami Soyuz passati dal nostro equipaggio!)
Dopo l’attracco, l’equipaggio esegue il bilanciamento della pressione dell’aria tra la Soyuz e l’avamposto in orbita. Dopo essersi tolti le tute di volo, gli astronauti aprono i boccaporti per entrare nella casa in orbita che li ospiterà nei sei mesi successivi.
Ecco le fasi classiche del lancio della Soyuz:
L – 6 min: INIZIO SEQUENZA AUTOMATICA DI LANCIO
L – 2 min 40 s: Separazione torre ombelicale terzo stadio
L – 1 min: Separazione torre ombelicale primo stadio
L – 20 s: Avvio sequenza di accensione dei motori
L – 15 s: Separazione torre ombelicale secondo stadio
L – 5 s: Massima spinta
L – 0 s: DECOLLO
L + 1 min 58 s: Separazione propulsori laterali – primo stadio
L + 4 min 47 s: Separazione secondo stadio e accensione terzo stadio
L + 8 min 44 s: Spegnimento terzo stadio
L + 8 min 48 s: Separazione della navicella Soyuz dal terzo stadio
Stefano Sandrelli
Dal diario di bordo di Samantha:
L-207: Altri esami Soyuz passati dal nostro equipaggio!
https://www.astronautinews.it/2014/05/01/l-207-altri-esami-soyuz-passati-dal-nostro-equipaggio/
Qui invece potete trovare due video che spiegano la sequenza di lancio e il successivo docking della Soyuz alla Stazione Spaziale Internazionale (il video è in inglese ma sono disponibili i sottotitoli in italiano):
https://www.youtube.com/watch?v=AVvgpKt5uCA&feature=youtu.be&hl=it https://www.youtube.com/watch?v=M2_NeFbFcSw&feature=youtu.be&hl=it
23/11/2014






Indossarla è più semplice di quanto non accada con una tuta per le attività extraveicolari, ma non è certo come mettersi una t-shirt. La Sokol è un pezzo unico, guanti a parte, dalla testa agli scarponi. Ci si infila dentro come… avete mai visto il film di fantascienza (con varie punte di horror) che si intitola La cosa? Il regista era John Carpenter. Un alieno cattivissimo usciva improvvisamente da sotto lo sterno dei malcapitati umani che ne erano vittime. Per la Sokol è un po’ il viceversa. Ci si cala dentro la tuta – iniziando dai piedi – all’altezza dello sterno, infilandosi dentro a una specie di membrana che forma un budello. Quando la parte inferiore del corpo è a posto, allora si procede a infilare anche braccia e spalle infine la testa, inchinandosi e facendola poi riemergere nell’alloggiamento a cui è fissato il casco. I guanti vengono messi dopo.

