Star City (Mosca, Russia), 8 agosto 2014—Sono appena tornata da una sessione di attracco manuale e ora è il momento di prepararsi a una simulazione Soyuz di 4 ore nel pomeriggio con Terry e Anton: faremo pratica con lo sgancio e il rientro e sono sicura che, come al solito, avremo un sacco di malfunzionamenti a tenerci impegnati!
Ieri abbiamo passato il pomeriggio nei mockup del segmento russo per una simulazione di emergenza di 4 ore in cui abbiamo lavorato a cinque scenari di depressurizzazione con diverse localizzazioni e tassi di perdita. In uno scenario la perdita era nel modulo di discesa della Soyuz: in un caso simile, dovremmo seguire una procedura per preparare la Soyuz a uno sgancio e un rientro senza equipaggio, prima di chiudere il portello e lasciarla depressurizzare fino al vuoto. Fino a quando fosse possibile inviare un veicolo di soccorso, rimarremmo a tutti gli effetti “confinati” sulla ISS.
In un altro caso la falla era nel Modulo di Servizio, richiedendoci di abbandonare il cuore del segmento russo ma anche obbligando l’equipaggio attraccato al modulo MRM2 (sarebbe l’altro equipaggio di 3 persone) a lasciare la ISS. Con il Modulo di Servizio depressurizzato, sarebbero tagliati fuori dalla loro Soyuz se rimanessero.
Potete leggere di più su come localizzare una perdita in questa nota del diario dal nostro addestramento alla depressurizzazione nella camera a vuoto.
Nella foto potete vedere lo strumento principale per la misurazione della pressione che utilizziamo durante uno scenario di depressurizzazione: è portatile ed è più preciso di tutti gli altri sensori che abbiamo sulla stazione. Lo chiamiamo con l’acronimo russo MV (МВ = мановакуметер).
Nel caso di un allarme depressurizzazione, dato manualmente dall’equipaggio o automaticamente dai computer di bordo, la risposta automatica del veicolo spegne completamente la ventilazione e, nel segmento russo, inizia un algoritmo per cercare di localizzare la perdita usando i dati dei sensori di flusso d’aria situati presso i portelli. Questo richiede circa 5 minuti, durante i quali ci ritiriamo nei nostri rispettivi veicoli Soyuz per evitare di influenzare il flusso d’aria e, visto che ci siamo, per controllare che non sia la Soyuz stessa che stia perdendo. Calcoliamo anche immediatamente il nostro tempo di riserva, che è il tempo che abbiamo a disposizione prima che la pressione diventi troppo bassa e siamo costretti a evacuare. I computer russi e i controllori a terra calcoleranno anche loro il tempo di riserva, ma noi facciamo i nostri calcoli approssimati usando i grafici che vedete nella foto, basati sul tempo richiesto alla pressione per diminuire di 1 mm.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Per saperne di più: https://www.astronautinews.it/
08/08/2014