Tag: emergenze

Niente panico: le simulazioni di emergenza sulla ISS

Le simulazioni di emergenza sono necessarie e perciò accetto ben volentieri che la caserma dei pompieri dietro casa faccia partire le sirene la sera, anche se mette regolarmente in agitazione nostra figlia un attimo prima che vada a dormire. C’è chi si esercita, come i pompieri, in attesa di una chiamata di emergenza e chi invece, come gli astronauti sulla Stazione Spaziale, si esercita nel caso l’emergenza capiti proprio a lui. Quando ci si trova a circa 400 km dalla Terra bisogna essere in grado di arrangiarsi: gli astronauti a bordo della ISS devono essere addestrati per ogni scenario di emergenza anche perché in alcuni casi persino i contatti radio con i centri di controllo a Terra possono essere interrotti.

Nella simulazione di emergenza di oggi i centri di controllo e l’equipaggio della Stazione Spaziale hanno lavorato insieme in uno scenario di emergenza a bordo (OBT: On Board Training) che prevedeva una perdita di pressione nella ISS dovuta a una fuoriuscita di aria dal modulo giapponese KIBO.

L’allarme è suonato sulla Stazione Spaziale, con il suo penetrante e riconoscibilissimo suono, mentre in contemporanea diversi messaggi di errore si sono accesi qui al centro di controllo: la ISS era entrata in modalità di emergenza. Subito dopo gli astronauti si sono messi in contatto con Houston al Mission Control riportando, comunicando una perdita di pressione a bordo. In questi casi tutte le comunicazioni sono precedute da una frase standard utilizzata per fare in modo che tutti in qualsiasi momento siano consapevoli che si tratta solo di una simulazione e in italiano suona circa come “per l’esercitazione”.

Il direttore di volo a Houston ha già dichiarato la situazione di emergenza (Space Craft Emergency), ovviamente preceduta dalla frase di rito. Nel frattempo Sinje Steffen del gruppo STRATOS del Centro di Controllo Columbus si sta occupando di controllare se il laboratorio spaziale europeo si è o meno riconfigurato automaticamente per lo scenario di perdita rapida di pressione.

Mentre il lavoro procede nei centri a Terra, gli astronauti si dirigono verso le loro navicelle Soyuz, le “scialuppe di salvataggio” della ISS. A bordo ogni astronauta ha il proprio posto e il proprio ruolo. Le navicelle russe sono solitamente il primo punto di raduno in caso di emergenza, per ovvie ragioni. Una volta lì l’equipaggio decide insieme come procedere sulla base della procedura “warning – gather – fight”. Nello scenario di questa volta il loro tempo a disposizione era di cinque ore prima che la Stazione raggiungesse il valore minimo di pressione necessario alla sua sopravvivenza.

Una volta definita l’emergenza gli astronauti hanno iniziato le procedure di controllo di chiusura dei diversi portelli cercando di capire da quale parte la pressione calasse più velocemente e sono riusciti poi, lentamente ma con precisione, a identificare la sorgente della perdita.

Il direttore di volo di Columbus Katja Leuoth e il suo team erano nel frattempo impegnati a stare al passo con il calo di pressione all’interno del laboratorio europeo: ogni componente al suo interno ha infatti un valore minimo di pressione dell’aria e ognuno di loro andava spento prima di raggiungere il livello critico ed essere compromesso. Tuttavia, trattandosi di una simulazione nessuno degli esperimenti è stato veramente spento…

Una veloce perdita di pressione è uno dei tre principali scenari di emergenza definiti per la Stazione Spaziale Internazionale.

A seconda della grandezza della perdita ci sono diversi modi di “tappare il buco”: da una toppa fino all’utilizzo di un materiale simile alla plastilina. Tutto il lavoro è ovviamente eseguito dall’interno della struttura della Stazione ed è relativamente facile: rispetto al vuoto dello spazio la pressione della ISS è decisamente elevata e spinge qualsiasi guarnizione contro la superficie… è molto più semplice che quando si ripara il foro nella ruota di una bicicletta!

Thomas Uhlig, Columbus Control Centre

Nell’immagine di copertina: Samantha Cristoforetti e l’equipaggio della ISS nella sezione russa della ISS durante l’allarme ammoniaca del 15 gennaio 2015. Gli allarmi sono segnati in rosso sugli schermi dei computer.

Niente Panico

21/04/2015

Il motto di ieri: niente panico!

Nella foto: Samantha Cristoforetti durante una simulazione di emergenza durante l’addestramento prima del lancio.


“Niente panico” è scritto a chiare lettere sulla Guida Galattica per Autostoppisti nella serie di Douglas Adams. “Niente panico” è stato, però, anche il motto ieri al Columbus Control Centre a Oberpfaffenhofen, in Germania, come anche al Centro di Controllo della Stazione Spaziale a Houston, Mosca e Tsukuba (Giappone).

Alle 9:44 italiane all’interno della ISS è scattato un allarme di emergenza, che poteva indicare la presenza di ammoniaca (proveniente dai circuiti di raffreddamento esterni) nell’ atmosfera della Stazione. Seguendo le procedure di emergenza, gli astronauti si sono immediatamente recati nel segmento russo della Stazione, dove non vi sono circuiti di raffreddamento ad ammoniaca e dove hanno potuto verificare dalle misure effettuate che non vi erano tracce di ammoniaca in aria.

Già da subito sono sorti dubbi sul fatto che si trattasse veramente di un inquinamento di ammoniaca nell’aria che respirano gli astronauti, ma per ragioni di sicurezza (la precauzione non è mai troppa quando ci trova nello Spazio) all’equipaggio è stato chiesto di restare nel segmento russo mentre la situazione veniva analizzata nel dettaglio.

In questo tipo di emergenza il circuito di raffreddamento esterno ad ammoniaca viene subito spento e la pressione viene ridotta per impedire ulteriori perdite di gas tossico nei moduli abitativi della Stazione Spaziale. Ieri il sistema di controllo termale B ad acqua è stato spento, rendendo non disponibile ben metà del sistema di raffreddamento della ISS.

Anche il laboratorio Columbus è stato spento dal suo centro di controllo (COL-CC) per ridurre la produzione di calore negli ambienti della Stazione.

Mentre gli astronauti attendevano l’ok per riaprire il portello che divide il segmento russo dal resto della Stazione, i Centri di Controllo erano impegnati a farsi una prima impressione di cosa era accaduto e cercare di adattare la configurazione della ISS per affrontare la situazione. Nel frattempo alcuni esperti sono stati chiamati per analizzare i dati relativi agli allarmi scattati; nel pomeriggio la situazione si è fortunatamente stabilizzata e si è potuto concludere che si fosse trattato di una serie di falsi segnali, generati a livello di computer.

Infine verso sera è stato possibile dare all’equipaggio l’ok per rientrare nella parte statunitense della ISS, indossando comunque le maschere anti-gas per sicurezza, mentre veniva analizzata l’atmosfera del modulo. Una volta confermata l’assenza di ammoniaca, alle 21:00 Samantha Cristoforetti e gli altri membri della Stazione hanno avuto il via libera per tornare a dormire nei loro letti.

Nonostante si sia trattato di un falso allarme, il sistema termale di controllo B rimane tuttora spento; non vogliamo agire con troppa fretta: la Stazione Spaziale è un sistema complesso ed è bene che recuperi la sua completa funzionalità in modo graduale. In effetti, l’emergenza si è trasformata in niente altro che un problema di organizzazione per noi, che ci siamo ritrovati a riaggiustare la schedule degli astronauti per recuperare il tempo perso!

In un certo senso, questa giornata di allarme è arrivata nel momento migliore: gli astronauti erano pronti a iniziare una serie di esperimenti con alcuni esemplari di moscerini della frutta (vivi) e altri esperimenti di biologia che sarebbero falliti se non seguiti in maniera continua (come sarebbe successo durante il tempo passato dall’equipaggio nel segmento russo).

Nonostante il Columbus sia stato spento gli esperimenti e l’hardware del Laboratorio sembrano essere in buono stato e aver superato bene l’emergenza. Se tutto procede secondo i piani probabilmente nella giornata di oggi Samantha Cristoforetti e Terry Virts saranno in grado di condurre la prima sessione per l’esperimento Airway Monitoring.

In conclusione: anche se ci fosse davvero stata una perdita di ammoniaca la situazione era sotto controllo sia sulla Stazione Spaziale sia ai Centri di Controllo. Questo ci ricorda però quanto essenziali siano le simulazioni alle emergenze e l’addestramento che astronauti e personale a Terra fanno più e più volte prima di una missione (Samantha Cristoforetti aveva partecipato ad una simulazione di emergenza proprio per un caso come questo un paio di settimane prima del lancio).

E ci ricorda quanto saggio sia il motto della nostra missione: Niente Panico!

Per l’ articolo originale (in tedesco): https://www.dlr.de/blogs/de/desktopdefault.aspx/tabid-9260/15960_read-791/

Thomas Uhlig, Columbus Flight Director

Niente Panico

15/01/2015