Nelle immagini raccolte dallo strumento OSIRIS, a bordo della sonda dell’ESA Rosetta, la cometa Comet 67P/Churyumov-Gerasimenko appare ancora poco dettagliata, sfumata: ha ancora l’incertezza dei sogni inseguiti a lungo. Eppure, dopo un percorso di dieci anni e di oltre 6 miliardi di kilometri, il 14 luglio scorso, Rosetta si trovava a soli 12 mila kilometri dal traguardo, che risulta ancora più interessante di quanto avessimo immaginato. La cometa, oltre a ruotare su se stessa, ha una forma molto irregolare, che ricorda decisamente quella di un funghetto misterioso.
Per il 6 agosto è previsto l’arrivo a destinazione: in realtà, si tratterà dell’inserimento in orbita intorno alla cometa, un’orbita che verrà mantenuta anche attraverso i motori della sonda stessa. Da qui inizierà la seconda vita di Rosetta, la parte più importante della missione: la sonda seguirà la Churyumov-Gerasimenko nel corso del suo avvicinamento al Sole.
E nel prossimo novembre, vi lascerà cadere il lander Philae, che arpionerà la cometa e, se tutto va bene, sarà in grado di raccogliere del materiale sotto la superficie e analizzarlo dal punto di vista fisico-chimico. Nei mesi successivi, fino al massimo avvicinamento alla nostra stella, Rosetta e Philae assisteranno a uno dei fenomeni più straordinari che conosciamo: la nascita e lo sviluppo delle code cometarie.
Forse è poco scientifico, ma se c’è una missione che rasenta la fantascienza o il fantasy, questa è davvero Rosetta. Lanciata il 2 marzo 2004, dopo un rinvio di un anno, Rosetta è stata inizialmente immessa su una traiettoria che aveva lo scopo di aumentarne la velocità. Come una fionda che viene fatta roteare prima del lancio vero e proprio, Rosetta ha ricevuto ben 4 spinte gravitazionali in sequenza (Terra, Marte, Terra, Terra). Nei 5 anni che sono occorsi, la sonda ha disegnato nello spazio una curva che pittori astrattisti come Klee o Kandinskij avrebbero sicuramente apprezzato. Poi, come se non bastasse, tra una curva e l’altra, Rosetta ha già osservato due asteroidi della fascia principale, Steins e Lutetia. L’insieme dei dati raccolti, ci fornirà elementi fondamentali per capirne di più sulla formazione del Sistema Solare.
Ogni volta che si scrive di Rosetta, vien quasi da pensare di trovarsi davvero di fronte a una stella del cinema un po’ “esibizionista”. Non si fa mancare niente. Come in un film di fantascienza classica, in cui i lunghi viaggi nello spazio si affrontano con l’ibernazione dei protagonisti, anche Rosetta è stata “ibernata”: nel giugno 2011 le sue funzioni vitali sono state ridotte al minimo e solo nel gennaio scorso, da Terra è arrivato il segnale di risveglio. È stato, finora, uno dei momenti più emozionanti per tutti coloro che hanno partecipato alla missione: non era mai successo che un set di strumenti venisse spento per così tanto tempo e non c’era la certezza del risveglio.
Ma tutto questo è niente, rispetto alla coda che nascerà.
Aggiornamento del 6 agosto:
Rosetta c’è. È arrivata alla Comet 67P/Churyumov-Gerasimenko dopo un inseguimento di 10 anni e 6 miliardi di km. Una costanza rara, degna di Romeo e Giulietta, anzi Rosetta.
La manovra di avvicinamento è perfettamente riuscita. Nei prossimi 4 giorni, la sonda dell’ESA accompagnerà la cometa nel suo avvicinamento al Sole. Non orbiterà intorno alla cometa, ma la precederà mantenendosi a circa 100 km di distanza, in modo da controllare istante per instante la superficie esposta al Sole. Uno degli scopi di questa prima fase della missione è saperne di più sulla sua composizione esterna.
Massimo Capaccioni (INAF-IAPS) PI dello strumento VIRTIS a bordo della sonda sottolinea come i primi risultati siano già arrivati. Dall’analisi della emissione termica e della radiazione riflessa, si ricava la massima temperatura della superficie cometaria e il suo andamento con la rotazione. Da questi primi dati si deduce che la crosta, almeno i primi centimetri di spessore, sia porosa e non contenga ghiacci, ma sia dominata dalla polvere.
L’avventura è iniziata.
Stefano Sandrelli
06/08/2014