Tag: ISS

Il buon giorno si vede dall’alba

Il preparativo, il lancio, il viaggio: tutti momenti emozionanti. Ma quale sarà il primo ambiente della Stazione Spaziale in cui Samantha metterà piede? O meglio: non metterà piede. D’accordo, riformuliamo la domanda: quale sarà il primo ambiente della Stazione Spaziale in cui Samantha potrà fluttuare senza peso?

Samantha si troverà in territorio russo: la Soyuz, infatti, si connetterà con il segmento della Stazione sotto la responsabilità della Russia. In particolare, la navicella attraccherà al modulo Rassvet, termine che significa “alba”. Rassvet, che tecnicamente è conosciuto come Mini-Research Module 1, è un modulo relativamente piccolo. soyuz position dockingHa un volume abitabile di pochi metri cubi: in pratica è un “disimpegno” per tutti coloro che arrivano in orbita con il volo spaziale della Soyuz. Piccolo, ma sufficiente per allungare finalmente le gambe.

È un modulo arrivato sulla Stazione da relativamente poco, dal maggio 2010, a bordo della penultima missione dello shuttle Atlantis, la STS-132. Con l’installazione del Rassvet, che ha alcuni spazi dedicati ai laboratori e altri dedicati allo stoccaggio di materiale di vario genere, le porte di attracco del segmento russo sono diventate ben quattro. Questo consente di gestire al meglio il traffico di Progress, Soyuz e ATV dell’ESA che salgono e scendono dalla Stazione.

Rassvet conduce a un altro modulo russo, Zarya, che è stato il primo modulo della Stazione Spaziale a essere lanciato in orbita, il 20 novembre 1998: ormai sedici anni fa. Dal segmento russo, Samantha raggiungerà poi il Nodo 1 e da lì avrà poi la possibilità di dare una prima occhiata alla sua nuova casa spaziale. E di raggiungere il suo “angolino” riservato per qualche minuto di privacy.

Stefano Sandrelli

Per saperne di più sul modulo Rassvet:

https://www.space.com/72-iss-module-russian-mrm-1-rassvet.html

https://www.russianspaceweb.com/iss_mim1.html

Niente Panico

24/11/2014

In comunicazione con la ISS dal Columbus Control Centre

Wow, che settimane per lo spazio europeo!

Prima l’arrivo di Alex Gerst  domenica notte, poi  l’atterraggio del lander Philae su una cometa – e presto con Samantha, un nuovo astronauta dell’ESA sulla ISS!

Un buon momento per aprire una nuova sezione di Niente Panico proprio mentre sta per iniziare la missione Futura: vi racconteremo aneddoti ed eventi direttamente dal Centro di Controllo Columbus (Col-CC) e cercheremo di spiegarvi il volo spaziale umano in tutti i suoi “aspetti operativi”.

sui monitor alcuni dati dal modulo Columbus (nella foto uno degli autori, sulla sinistra: Ciro Amodio)

sui monitor alcuni dati dal modulo Columbus (nella foto uno degli autori, sulla sinistra: Ciro Amodio)

Scriviamo al plurale perché questo “Noi” è fatto da quattro esperti del Col-CC della DLR a Oberpfaffenhofen (Germania): Ciro è un esperto sul sistema di gestione dei dati; Alessandro conosce perfettamente i sottosistemi del modulo Columbus; Mike è il nostro specialista per l’infrastruttura di Terra e Tom è direttore di volo – e sa quindi tutto (o meglio: niente …;-))

Il nostro lavoro è comunicare quasi quotidianamente con la Stazione Spaziale – ma come?

Mentre la maggior parte dei satelliti funziona comunicando direttamente con una o più stazioni di Terra – selezionate solamente nei momenti in cui sorvolano quelle determinate aree dove si trovano i centri che ricevono il loro segnale – la ISS è  sempre in contatto con il Centro di Controllo.

Il Tracking and Data Relay Satellites (TDRS) della NASA; il sistema di satelliti viene principalmente utilizzato per seguire l’intera orbita della Stazione Spaziale. Grazie ai satelliti del TDRS per rimanere in contatto con la ISS abbiamo bisogno solamente si sue stazioni sulla Terra – a White Sands e Guam Island – e i dati arrivano attraverso le basi di Houston o Huntsville.

Il Tracking and Data Relay Satellites (TDRS) della NASA; il sistema di satelliti viene principalmente utilizzato per seguire l’intera orbita della Stazione Spaziale. Grazie ai satelliti del TDRS per rimanere in contatto con la ISS abbiamo bisogno solamente si sue stazioni sulla Terra – a White Sands e Guam Island – e i dati arrivano attraverso le basi di Houston o Huntsville.

Ciò è reso possibile dal sistema satellitare TDRS che la NASA condivide, per esempio, con l’esercito americano: questi satelliti sono in orbita geostazionaria (ovvero se si guarda il satellite dalla Terra sembrano occupare in cielo sempre la stessa posizione) a  circa 36mila km dalla superficie terrestre e vengono usati come ripetitori per le comunicazioni e l’invio di dati per i veicoli spaziali, come la ISS e molte altre missioni. In questo modo la comunicazione con la Stazione Spaziale Internazionale risulta più veloce e soprattutto costante.

Allo stesso modo sul percorso inverso, i dati dalla ISS scendono alle stazioni di Terra. Con il termine “Dati” intendiamo tutti ciò che proviene dalla Stazione Stazione attraverso i sei canali video, i quattro canali audio “Spazio-Terra”, i  flussi di dati dagli esperimenti a bordo, i comandi per la ISS e tutti i dati relativi allo condizione degli equipaggiamenti di bordo – che noi (in gergo) chiamiamo telemetria – con cui monitoriamo l’ISS e tutti i suoi moduli.

Il tutto avviene via radio – ovviamente criptato – sulle bande di frequenza S e Ku. In caso di necessità teoricamente possiamo anche utilizzare l’email per comunicare con gli astronauti, che da lassù possono navigare in Internet o chiamare Terra attraverso un telefono “voice over IP”.

Non vediamo davvero l’ora di poter iniziare i nostri collegamenti con la Stazione e con Samantha!

Per saperne di più sul loro lavoro al Col-CC: https://www.dlr.de/blogs/en/desktopdefault.aspx/tabid-9260/15960_read-688/

Niente Panico

22/11/2014

Pronto? Chiamo dalla ISS….

Una nuova domanda per #ChiediloaSamantha, questa volta arrivata sulla pagina Facebook di Avamposto42. Sonia ha infatti chiesto:

Ciao Samantha! Oltre alle domande su esigenze più “pratiche” nello spazio e varie curiosità a cui hai già risposto, mi é sorta questa domanda, forse più personale.. Qual è stata la reazione spontanea di parenti ed amici quando hai dato l’annuncio della tua missione? Durante la permanenza sulla stazione, i membri dell’equipaggio possono ricevere/mandare messaggi dalle persone più care? Ti ringrazio moltissimo se troverai tempo per rispondere e ti faccio un grosso in bocca al lupo per l’imminente avventura! Sonia

Samantha Cristoforetti ora si trova a Bajkonour per l’ultima settimana (e qualche giorno) prima del lancio e dell’inizio della missione Futura domenica 23 Novembre ma ci ha inviato la sua risposta:

Cara Sonia,

I miei amici e la mia famiglia, come puoi ben immaginare, sono stati felicissimi per me quando hanno appreso della mia assegnazione alla missione che sarebbe poi stata battezzata Futura. Una volta entrata a far parte del corpo astronauti europeo nel 2009 e una volta completato l’addestramento basico a fine 2010, avevo iniziato l’addestramento per la Stazione Spaziale Internazionale a metà 2011 come astronauta di riserva dell’Agenzia Spaziale Europea ed ero in trepida attesa di un’assegnazione ad una spedizione ISS. Sapevo che la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana era  prevista per il 2015 e speravo naturalmente di essere assegnata a questa opportunità di volo. Quando l’annuncio arrivò a metà 2012, arrivò anche la notizia che la missione ASI era stata anticipata di sei mesi: e quindi doppia gioia, ed eccomi qui, ormai pronta a partire!

Ma veniamo alla tua seconda domanda: durante la permanenza sulla ISS possiamo mandare messaggi email per motivi privati. Possiamo anche riceverli, ma soltanto da un numero molto limitato di indirizzi autorizzati. Le comunicazioni di servizio vengono invece inviate ad un altro indirizzo, che prevede vengano inoltrate sulla Stazione Spaziale soltanto dopo una verifica del contenuto da parte di CAPCOM, la posizione nel Centro di Controllo Missione di Houston che è deputata a parlare con gli astronauti a bordo (e questo può dare l’idea che CAPCOM è responsabile di molte cose, non solo parlare sul canale Space-to-Ground!).

Abbiamo anche un telefono VOIP (Voice-Over-IP) con cui possiamo chiamare i numeri terrestri, ma soltanto per motivi strettamente privati, mai di lavoro o di pubbliche relazioni. Non è considerato uno strumento di comunicazione operativo, ma soltanto un mezzo di supporto psicologico all’astronauta. E no, non c’è un numero a cui risponde la Stazione Spaziale, solo chiamate in uscita!

Infine, una volta a settimana ci viene data la possibilità di fare una videoconferenza con la nostra famiglia.

Ciao e crepi il lupo!

Samantha

Chiedilo a Samantha

14/11/2014

International Space Station (prima degli Shenanigans)

Samantha Cristoforetti volerà in direzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) tra meno di due settimane. Nel corso della missione Futura, che vede attivamente coinvolte ESA, ASI e Aeronautica Militare, la nutrizione avrà un ruolo di grande rilievo. Che cosa succedeva prima della selezione degli Shenanigans, quando gli astronauti europei non disponevano ancora del bonus food di Argotec?

A bordo della ISS non ci sono frigoriferi o congelatori per alimenti, anche se questi erano stati pianificati all’inizio del progetto come parte integrante del modulo abitativo degli Stati Uniti. Tuttavia, questa soluzione è stata presto abbandonata a causa del costo e della potenza necessaria, giudicati eccessivi. Di conseguenza, i tecnici hanno concentrato i propri sforzi sullo sviluppo di prodotti alimentari a lunga conservazione.

La durata delle missioni ISS era inizialmente di quattro mesi, quindi era necessaria una varietà alimentare maggiore rispetto al passato in modo da sostenere al meglio la salute e la psicologia dell’equipaggio. A partire dal 1998 sono stati sviluppati una cinquantina di nuovi prodotti termostabilizzati, preferibili rispetto a quelli liofilizzati anche per ovviare alla mancanza di produzione autonoma di acqua a bordo della ISS, oggi possibile grazie al Potable Water Dispenser. Inoltre, le nuove ricette sono state formulate in modo da avere una quantità moderata di sodio e di grassi.

Dopo l’incidente del Columbia, nel febbraio del 2003, la durata della missioni a bordo della ISS è stata portata a sei mesi, rendendo l’alimentazione ancora più importante. Gli astronauti potevano comporre il loro menu scegliendo tra 185 cibi e bevande della NASA e 100 dell’agenzia spaziale russa. I loro menu venivano spesso integrati con una piccola quantità di bonus food, anche se questo era decisamente primitivo rispetto a quello realizzato da Argotec. Gli alimenti extra potevano essere caramelle, biscotti e cracker già disponibili in commercio, anche se con determinati livelli di qualità e shelf-life.

Il cibo veniva trasportato sulla ISS tramite Shuttle e voli Progress. Insieme a questo veniva stivata anche una piccola quantità di cibo fresco, soprattutto mele, arance e carote. In generale, grazie alla lunghezza delle missioni ISS, gli astronauti hanno potuto disporre di un modello alimentare più stabile di quello Shuttle, dove i tempi erano molto più ristretti e frenetici. Anche per questo motivo, il consumo di alimenti è stato più alto sulla ISS, anche se non ancora al livello osservato durante il programma Skylab.

Antonio Pilello

Per saperne di più: https://www.argotec.it/argotec/index.php/spacefood

Storia del cibo spaziale

13/11/2014

Aria fresca sulla Stazione…come funziona?

Ciao Samantha, parlando della tua missione con le mie alunne e i miei alunni (che sono detenuti nel carcere di Rebibbia, a Roma, e non possono guardare direttamente il tuo sito ma sono molto interessati a seguire le vicende della Missione Futura…) sono sorte alcune curiosità: – come viene rifornito l’ossigeno che utilizzate all’interno della Stazione Spaziale Internazionale? – ci sono difficoltà nella digestione in assenza di gravità? Se potrai risponderci, porterò la tua voce ad alunne ed alunni reclusi! Grazie, Elena  

Salve Elena, grazie della domanda!

Sulla Stazione l’ossigeno proviene da tre diverse fonti; la principale e la più utilizzata è la produzione di ossigeno a bordo tramite elettrolisi dell’acqua: questo è infatti il principio di funzionamento dell’apparecchiatura OGS (Oxygen Generation System), che fa parte del sistema di supporto vitale ECLSS (Environmental Control and Life Support System). Nella parte russa della Stazione Spaziale c’è un apparecchiatura analoga chiamata Elektron, situata nel modulo di servizio Zvezda.

[youtube AJmLSIJ2YwY]

La maggior parte dell’ossigeno che gli astronauti respirano viene prodotta in questo modo e introdotta direttamente nell’atmosfera di bordo. Ma in caso di necessità ci sono altre due diverse fonti: la prima è naturalmente il rifornimento da terra. Recentemente ad esempio è stato proprio l’europeo ATV-5 George Lemaitre a rifornire la ISS di nuovo ossigeno. Arrivato sulla stazione il 29 Luglio scorso  ATV portava con se molte cose nel suo carico tra cui 100 chilogrammi di prezioso ossigeno. A settembre l’astronauta Alexander Gerst si è occupato di far defluire un po’ dell’ossigeno (circa 17 kg) dalle riserve dell’ATV all’interno della ISS per “rinfrescare” un po’ l’aria al suo interno (come mostra nel video qui sopra). In caso di emergenza gli astronauti hanno infine a disposizione sempre nel modulo Zvezda anche delle cosiddette “candele ad ossigeno” , che sfruttano delle reazioni chimiche per generare ossigeno.

 

L’equipaggio di Avamposto42

Domande dalla Terra

05/11/2014

Ti porterai dei libri sulla Stazione Spaziale?

Sì, sto portando dei libri con me nello spazio. Non intendo i libri digitali – di quelli posso farmene mandare più di quanto possa leggerne in una vita intera!

No, parlo proprio di libri di carta, quelli dove puoi fare l’orecchia alla pagina per tenere il segno. Ho esitato un po’, perché i libri di carta pesano e occupano volume e ho una disponibilità di peso e volume piuttosto limitata nel mio “bagaglio” personale per lo spazio.

Ma alla fine, nello spazio non si va tutti i giorni. E l’esperienza di fluttuare nella Cupola e di sfogliare le pagine di un libro mentre davanti (o sotto, o sopra) scorrono maestosamente oceani e continenti val bene la rinuncia a qualche tavoletta di cioccolato extra-fondente o qualche busta di frutta liofilizzata!

Che cosa ho scelto? Due libri parecchio sgualciti, perché li ho letti più volte: Palomar, di Italo Calvino. E Pilote de Guerre, di Antoine de Saint-Exupéry. Questi li avevo messi da parte da tempo. Poi, all’ultimo momento, ho ordinato due libricini per bambini di Gianni Rodari. Uno è “Agente X.99: storie e versi dallo spazio”. L’altro è: “I Viaggi di Giovannino Perdigiorno”. Magari registrerò qualche lettura: voi che ne pensate?

Viaggeremo un po’ insieme e un po’ separatamente, io e i libri. Alcuni saranno con me nella Soyuz. “Pilote de Guerre”, invece, lo recupererò all’arrivo di SpaceX-5, in dicembre, nel mio Crew Care Package, uno di quei “pacchi da casa” che arrivano sulla ISS per gli astronauti, un po’ come succede per i militari in missione.

Ah, ho poi parecchie copie di un minilibro che ho fatto stampare apposta, uno di quei libri piccoli piccoli, non più di 3 centimetri per lato. È una raccolta di frasi e poesie (e persino un’equazione) che, per me, raccontano il significato di questo mio viaggio nello spazio. L’ho chiamato “Untraveled World”: da quella famosa poesia di Alfred Tennyson, l’avrete forse studiata a scuola.

I am a part of all that I have met; Yet all experience is an arch wherethrough Gleams that untraveled world whose margin fades For ever and for ever when I move.

(Ulysses, by A. Tennyson)

Samantha Cristoforetti

Chiedilo a Samantha

03/11/2014

Domande dalla Terra: e se un astronauta sta male?

Ciao Samantha, insegno matematica e fisica in un liceo linguistico. Ho parlato di te e della tua prossima partenza in una mia classe, gli ho fatto vedere una tua intervista nonché il sito Avamposto42. I ragazzi hanno mostrato molto interesse e hanno fatto un sacco di domande, alcune un po’ bizzarre… (perdonali, hanno 17 anni…): cosa succede se ti ammali in quei 6 mesi? Come si fa a starnutire con la tuta spaziale? Gli ho promesso che ti avrei scritto…. 

Ciao, Silvia

Cara Silvia,

Innanzitutto ogni astronauta e’ seguito prima, durante e dopo la missione da un team medico per assicurarsi che la sua salute sia sempre al meglio.

Prima della partenza l’equipaggio vive, per precauzione, le ultime due settimane prima della partenza in quarantena in un’area apposita a Bajkonour, in Kazakistan (dove si trova anche il sito di lancio della Soyuz). Le visite sono ridotte al minimo necessario e ogni persona, dal personale ai familiari, e’ sottoposta a controlli medici prima di ottenere il permesso di entrare nella zona riservata. Anche un banale raffreddore potrebbe essere un problema…quindi la prudenza non e’ mai troppa!

Sia che un astronauta sia l’ufficiale medico dell’equipaggio, e abbia quindi una preparazione più approfondita nelle cure mediche, sia che non lo sia tutti sono addestrati a fornire aiuto ai propri compagni e intervenire in caso di necessita’, come ha raccontato Samantha Cristoforetti nel suo Diario di Bordo. Esiste poi a bordo una buona farmacia e una serie di strumenti che permettono di fare ” telemedicina” con il medico della missione che è a terra. Ovviamente se la situazione è talmente grave da richiederlo, si deve interrompere la missione e rientrare; una cosa del genere non è però per fortuna mai accaduta soprattutto perché  tutti gli astronauti sono tenuti talmente sotto controllo che è difficile che sfugga qualcosa prima del volo. 

L’equipaggio di Avamposto42


Per quanto riguarda l’Expedition42 di cui fa parte Samantha Cristoforetti, sia lei sia Terry Virts sono addestrati come ufficiali medici, come ha raccontato in questo diario di bordo.

Nella foto di copertina alcuni astronauti sulla ISS si allenano ad eseguire la CPR, ovvero la manovra di rianimazione cardiopolmonare.

Domande dalla Terra

30/10/2014

Chiedilo a Samantha: pensarsi a gravità zero, cosa cambia?

Il video è stato effettuato in occasione del progetto di Formazione a distanza per l’Educazione Continua in Medicina dal titolo “La comunicazione e la relazione nelle professioni sanitarie. Tecniche di counseling e di Programmazione Neuro Linguistica” realizzato per Nutrimedifor dai dott.ri Giuseppina Menduno, Maria Luisa Pasquarella e Marco Rufolo, docenti ed organizzatori.

Il Capitano dell’Aeronautica Militare Samantha Cristoforetti, astronauta ESA in missione per l’Agenzia Spaziale Italiana con Futura da fine Novembre 2014, ha risposto alla seguente domanda: “L’astronauta ha l’esigenza di poter contare su un corpo in piena forma e in salute, per sostenere la leggerezza del proprio corpo, del corpo senza peso. Quali considerazioni puoi fare, sia concettuali che in termini di sensazioni fisiche ed emotive, in particolare rispetto al connubio pesantezza-leggerezza, rispetto all’ascolto di se stessi e del proprio corpo nella prospettiva di vivere sei mesi nello spazio?”

[youtube hUf2OSr2Zh4 nolink]

Avete qualche curiosità che vorreste chiedere a Samantha?

Potete mandarci tutte le vostre domande attraverso il nostro sito, su Twitter con l’ hashtag #ChiediloaSamantha o su Facebook.

L’ immagine in copertina è stata scattata durante l’ addestramento di Samantha Cristoforetti in una simulazione di chiamata con il Centro Controllo di Mosca e la potete trovare qui.

Chiedilo a Samantha

29/10/2014

Meno sale, più spezie

Una delle qualità principali che caratterizzano gli alimenti e le pietanze che accompagneranno il capitano Samantha Cristoforetti durante la sua permanenza sulla ISS per la missione Futura dell’Agenzia Spaziale Italiana è la totale assenza di sale.

L’eccesso di sodio nei cibi, come confermato da numerosi studi, è uno dei fattori che contribuisce a causare l’ipertensione, con effetti negativi sull’intero sistemo cardiocircolatorio. Specialmente nei prodotti industriali elaborati si riscontrano quantitativi di sale ancora troppo alti. Sarebbe bene, quindi, per la nostra salute, cercare di diminuire quanto più possibile l’uso del sale in cucina. Purtroppo, però, siccome siamo abituati a sapori molto salati, sembra che il nostro palato non riesca a sopportare dei cibi privi di sale.

Si può dunque cercare di ridurre poco per volta la quantità di sale sostituendolo con delle erbe aromatiche o spezie. Curcuma, zenzero, cannella e altri tipi di spezie possono essere aggiunte nelle ricette non solo per insaporire il piatto ma anche per le loro proprietà benefiche.

È noto, per esempio, come la curcuma, cioè una delle spezie presenti nel curry, sia ricca di antiossidanti e di proprietà antinfiammatorie. Per favorire il suo assorbimento è bene associarla al peperoncino, un altro aroma dalle notevoli virtù date soprattutto dal suo principio attivo, la capsaicina. Questa sostanza conferisce al peperoncino il suo intenso sapore piccante e ottime proprietà analgesiche. Anche allo zenzero e alla cannella sono riconosciute ottime qualità: il primo contribuisce a ridurre i livelli di colesterolo-LDL nel sangue e allevia gli stati di nausea e vomito, mentre la seconda è in grado di regolarizzare la glicemia.

Gradualmente, grazie all’uso della spezie, sarà possibile ridurre se non eliminare del tutto il sale in cucina.

Dr. Filippo Ongaro

Per saperne di più: https://www.filippo-ongaro.it/

Nutrizione e salute

28/10/2014

La scienza nell’armadio

Si dice spesso che sulla Stazione Spaziale Internazionale si fa ricerca. Ma che cosa significa? Di quale ricerche si parla? E in quali ambienti viene svolta?

Gran parte delle ricerche sfruttano la condizione di microgravità a bordo della Stazione Spaziale. L’assenza di peso, infatti, modifica molti fenomeni fisici e biologici, mettendo in evidenza meccanismi che sulla Terra sono nascosti o meno facilmente isolabili. Le ricerche si estendono a molti campi diversi fra loro: fisica dei fluidi, scienza dei materiali, fisica della radiazione ionizzante, biologia, fisiologia, medicina.

Il primo laboratorio nello spazio è il corpo stesso degli astronauti: da quando l’uomo è volato intorno alla Terra, le analisi si sono concentrate sulle sue reazioni e le modifiche a livello fisiologico. Oggi però ben quattro dei moduli in cui gli abitanti della Stazione Spaziale vivono e operano sono, a tutti gli effetti, veri e attrezzatissimi laboratori di ricerca: Destiny (Stati Uniti), Kibo (Giappone), Poisk (Russia) e Columbus (ESA).

Columbus, in particolare, è il “cuore” del contributo europeo al progetto della ISS: Il design del laboratorio europeo è semplicissimo ed è basato su quello degli MPLM che l’ASI (e l’industria italiana) ha costruito per la NASA: è un cilindro di 4,5 metri di diametro, lungo circa 7 metri. Come ogni altro luogo abitabile della Stazione è dotato di pannelli termici e anti-meteoriti; inoltre ha un sistema di controllo e mantenimento di un’atmosfera abitabile (pressione, temperatura e composizione).

Il laboratorio Columbus fu installato sulla Stazione Spaziale Internazionale durante la prima passeggiata spaziale della missione  STS-122 nel Febbraio 2008. Gli astronauti NASA Stanley Love and Rex Walheim hanno passatocirca otto ore al di fuori della ISS per preparare Columbus per il trasferimento dallo Shuttle Atlantis al nodo 2 Harmony della Stazione Spaziale.

Il laboratorio Columbus fu installato sulla Stazione Spaziale Internazionale durante la prima passeggiata spaziale della missione STS-122 nel Febbraio 2008. Gli astronauti NASA Stanley Love and Rex Walheim hanno passatocirca otto ore al di fuori della ISS per preparare Columbus per il trasferimento dallo Shuttle Atlantis al nodo 2 Harmony della Stazione Spaziale.

In totale, circa 75 metri cubi di spazio abitabile. Spazio abitabile? La prima volta si rimane perplessi: sulla Terra nessun agente immobiliare vi parla di metri cubi abitabili, ma di metri quadrati di superficie calpestabile. Ma siccome nello spazio i nostri astronauti non calpestano, ma svolazzano in 3D… ci siamo capiti. Torniamo al Columbus.

Il pezzo forte del modulo sono gli “armadi per gli esperimenti” (rack): 10 rack, ciascuno dei quali delle dimensioni di una cabina telefonica. Ne primi 5 anni di attività, hanno ospitato 110 esperimenti europei, con il coinvolgimento diretto (ovviamene da Terra) di circa 500 scienziati. Con risultati interessanti. Facciamo solo un esempio, legato al tema di avamposto 42.

Com’è noto, in orbita gli astronauti tendono a perdere massa ossea. Il meccanismo sembra intuitivo: in assenza degli stimoli indotti dal peso, il corpo produce meno cellule ossee che rimpiazzino quelle che via via muoiono. E, con il tempo, questo produce un indebolimento delle ossa.

Questo quadro, però, ha iniziato ad arricchirsi. Si è osservato che gli astronauti hanno la tendenza ad assorbire più sale, senza però che questo comporti una maggiore ritenzione idrica. Dato che questo è il contrario di quel che è ben noto fra noi terricoli, sono state predisposti studi specifici su culture cellulari. Grazie alla facilities del Columbus, gli esperimenti hanno mostrato come certi enzimi del nostro sistema immunitario, in assenza di peso, vivano una super attività. Senza entrare in dettagli, uno dei risultati suggerisce che alla perdita di massa ossea negli astronauti possa contribuire anche l’accumulo di sale. Da cui la necessità di diete in cui il gusto è stimolato dalle spezie.

Le attività all’interno del Columbus sono monitorate e organizzate dal Columbus Control Centre dell’ESA, in Germania

Molto altro, ma ne parleremo ancora.

Stefano Sandrelli

Per saperne di più: https://www.esa.int/ita/ESA_in_your_country/Italy/Missione_Columbus_Information_Kit_versione_italiana https://www.esa.int/ita/ESA_in_your_country/Italy/Il_laboratorio_dell_ESA https://www.esa.int/Our_Activities/Human_Spaceflight/Columbus/Five_years_of_unique_science_on_Columbus A questo link un video con gli esperimenti selezionati dall’Agenzia Spaziale Italiana per la missione Futura: https://www.asitv.it/media/vod/v/1615  

Niente Panico

24/10/2014