Così lontani, così vicini
Spazio e Terra: difficile immaginarsi due cose tanto diverse e distanti. Eppure sulla terra ancor oggi la nutrizione clinica si avvale di innovazioni che arrivano direttamente dallo spazio e anche una dieta come quella “spaziale” può essere improntata alla ricerca di alimenti buoni, puliti e giusti, frutto della nostra Terra Madre.
Le esplorazioni spaziali e la permanenza prolungata nello spazio hanno avuto enormi ripercussioni su vari ambiti della nostra vita sulla terra, influenzando le tecnologie disponibili, incrementando le conoscenze sulla fisiologia del corpo umano e aprendo la via a nuove frontiere dell’alimentazione e della nutrizione.
Ancora oggi infatti, negli ospedali di tutto il mondo, si utilizzano quotidianamente formule per nutrizione enterale, cioè somministrate attraverso sonde posizionate nell’ intestino (gastrostomie e sondini naso-gastrici), che sono arrivate alla nutrizione clinica dopo le sperimentazioni condotte nello spazio, dove sono state studiate per fornire agli astronauti alimenti estremamente digeribili e nutrizionalmente completi.
Dopo la prima fase della presenza umana nello spazio l’evoluzione dei tempi di permanenza (non più pochi giorni, ma settimane o mesi) e delle finalità della permanenza (non più solo sfida, ma occasione per lo sfruttamento dell’assenza di gravità a fini scientifici) ha indotto sostanziali differenze nell’ organizzazione della giornata alimentare. Non le “mega-pillole” spaziali dei film di fantascienza e dell’immaginario collettivo, ma un’alimentazione che venisse incontro alle molte esigenze: sicurezza microbiologica (già prioritaria sulla terra, ancora più nello spazio), adeguata consistenza (ad esempio, nello spazio le briciole non sono permesse), bilanciamenti nutrizionali in micro e macronutrienti (tra i quali fornire adeguate calorie e proteine, riducendo il sodio per contrastare la rarefazione del tessuto osseo). E naturalmente la piacevolezza sensoriale; anche lassù non si può solo pensare al cibo come medicina: il gusto è un elemento essenziale.
E’ quindi naturale che le recenti evoluzioni del cibo spaziale si coniughino, nelle scelte di Samantha Cristoforetti, fra la tradizione – nella scelta di alimenti che sono frutto di esperienze e saperi e sede di una memoria individuale e collettiva – e le più recenti innovazioni tecnologiche: un “buono-pulito-e-giusto-anche-nello-spazio”. Pasti “cucinati”, basati su alimenti tradizionali, ricchi di sapori e storia, a partire da legumi e cereali antichi e tradizionali tipici della gastronomia italiana e mediterranea.
Andrea Pezzana, Slow Food Italia
18/06/2014