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Il lungo viaggio sulla Soyuz…e il bagno?

chiedilo a samantha bagno soyuz Cara Stefania, dire che c’è un bagno sulla Soyuz è forse un’esagerazione, ma c’è un piccolo “angolo toilette” che permette di espletare i propri bisogni fisiologici se necessario. Puoi fartene un’idea guardando la foto, che è stata scattata nel simulatore qui alla Città delle Stelle. Come tutte le toilette spaziali, anche questa, molto rudimentale, è basata sul principio dell’aspirazione. All’inizio dell’utilizzo si accende un ventilatore : il flusso d’aria così prodotto trasporta rifiuti solidi e liquidi nella giusta direzione. Avrai intuito che il ricettacolo conico giallo è per le urine: attraverso il tubo finiscono in un contenitore con del materiale assorbente. Il ricettacolo bianco è invece per l’uso “Numero 2”, come amano dire gli americani: in questo caso viene utilizzato un sacchetto monouso, che dopo ogni utilizzazione viene rimosso, chiuso e infilato successivamente in due buste per garantire il contenimento e prevenire la diffusioni di cattivi odori. Non c’è molta privacy sulla Soyuz. Se qualcuno deve usare il “bagno”, gli altri due membri dell’equipaggio si spostano nel modulo di discesa e socchiudono il portello. Come puoi immaginare, gli astronauti preferiscono ridurre al minimo l’uso di questa toilette e soprattutto, se possibile, l’uso “Numero 2”. Per questo quasi tutti accettano ben volentieri quello che i medici russi offrono nelle ultime ore prima della partenza: un clistere. Sono gli aspetti meno “luccicanti” dell’esplorazione spaziale, ma sono parte della realtà! Un’altro aspetto di vita reale dal gusto ben poco eroico è… il pannolone! È particolarmente importante con il nuovo profilo che ci fa arrivare sulla ISS sei ore dopo il lancio invece che, come prima, dopo due giorni. Eh si, in un certo senso le cose si sono un po’ complicate, specialmente per chi, come me, è seduta sul posto di sinistra come ingegnere di bordo. Ecco la spiegazione: in passato si arrivava in orbita, si facevano i controlli di tenuta e le prime due prime accensioni di motore e poi non c’era più molto da fare fino al giorno successivo. Quindi un sacco di tempo per sfruttare la “toilette” dopo poche ore dal lancio! E invece ora che succede? Succede che si arriva in orbita, si fanno come sempre i controlli di tenuta e le prime due accensioni, ma poi c’è soltanto una pausa molto breve fino alle successive accensioni di motore e all’inizio del rendez-vous con la Stazione Spaziale. Difficilmente l’ingegnere di bordo ha modo di muoversi dal proprio posto. Vogliamo fare un po’ di conti? Indossiamo la tuta circa tre ore prima del lancio, poi ci vogliono sei ore per arrivare sulla ISS e altre due ore circa di controlli di tenuta e altre procedure varie prima di poter aprile i portelli. Fanno almeno 11 ore! Capito perché tutti indossiamo il pannolone?

 Samantha Cristoforetti

 

Chiedilo a Samantha

22/10/2014

Apollo 11, niente panico: ma lasciate la porta socchiusa, per favore

Quanti di noi sono usciti di casa chiudendosi la porta alle spalle e, subito dopo, sono stati assaliti da un brivido di terrore: “avrò preso le chiavi?”

A chi scrive è capitato qualche anno fa, a Bologna, e ricorda ancora con passione l’arrivo dei pompieri a sirene spiegate che, essendo informati della situazione, lo prendevano allegramente in giro.

Ma non sempre i pompieri hanno scale sufficientemente alte per passare dalla finestra. Prendete la Luna, per esempio. C’è una storia di serrature e chiavi piuttosto curiosa, che riguarda l’Apollo 11, la missione che ha portato per la prima volta l’uomo a sbarcare sul nostro satellite naturale e che, il 21 luglio celebra il 45esimo anniversario della discesa degli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin sulla superficie lunare.

Gli ufficiali di missione dell'Apollo 11 si rilassano dopo il lancio il 16 lulgio 1969. Credits: NASA

Gli ufficiali di missione dell’Apollo 11 si rilassano dopo il lancio il 16 lulgio 1969.
Credits: NASA

La scena è questa: Neil Armstrong ha annunciato da poco – in mondovisione – di aver fatto un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità. Buzz Aldrin sta uscendo dal modulo di atterraggio Eagle. I due astronauti sono in contatto radio e ciascuno fa la cronaca all’altro di quel che sta per fare. Armstrong guida Aldrin nella discesa, che evidentemente non è così banale come si potrebbe pensare.

Ecco un brano (in traduzione libera) della trascrizione originale del dialogo tratta da Apollo 11 – lunar surface journal, a cura di Eric M. Jones, e pubblicata sul sito ufficiale della NASA.

109:41:28 Aldrin: Okay. Ora torno indietro e chiudo parzialmente il portellone (lunga pausa). Voglio essere sicuro di non chiudermelo alle spalle uscendo.

109:41:53 Armstrong: (ride) Be’, mi pare proprio una bella idea!

109:41:56 Aldrin: Sarà la nostra casa per il prossimo paio di ore e voglio averne buona cura.

Questo scambio ha dato il via a una serie di semplificazioni “da web”, come per esempio la battuta secondo cui il portellone dell’Eagle non avesse una maniglia esterna. Il che tecnicamente era vero, se si prende il termine maniglia alla lettera. Ma questo non significa che il portellone non potesse essere aperto dall’esterno attraverso una valvola. Non senza difficoltà: se per qualche mal funzionamento, fosse aumentata la pressione interna all’Eage, i due sarebbero rimasti chiusi fuori, come emerge dai commenti di Aldrin e Armstrong, riportati da Jones. Nel settembre 1991 ci ridono sopra:

Armstrong (serio): (abbiamo socchiuso) per evitare che qualcuno dicesse: ma dove siete nati? In un granaio?

Aldrin: Ora che sollevi il problema, che cosa sarebbe successo se la valvola si fosse rovinata o altro e avesse iniziato la ri-pressurizzazione?

Armstrong: Non saremmo mai rientrati

Aldrin (ridacchiando): Avevamo mai affrontato questo problema? Forse sarebbe stata una buona idea usare un mattone o una macchina fotografica per evitare che si chiudesse. Qualcuno ci avrà pensato.

Morale della storia: quando uscite di casa, non chiudete la porta. Neanche sulla Luna. Probabilmente riuscirete a rientrare, ma perché complicarsi la vita?

Link alla trascrizione originale:

https://www.hq.nasa.gov/alsj/a11/a11.step.html

Originale inglese:

L'astronauta Edwin E. Aldrin, Jr. durante la sua EVA sulla Luna il 20 Luglio 1969. Nella foto si trova accanto all'esperimento Solar Wind Composition (SWC) e nelle vicinanze del modulo lunare Eagle.

L’astronauta Edwin E. Aldrin, Jr. durante la sua EVA sulla Luna il 20 Luglio 1969. Nella foto, scattata dal compagno Neil Armstrong, Aldrin si trova accanto all’esperimento Solar Wind Composition (SWC) e nelle vicinanze del modulo lunare Eagle.

109:41:28 Aldrin: Okay. Now I want to back up and partially close the hatch. (Long Pause) Making sure not to lock it on my way out.

109:41:53 Armstrong: (Laughs) A particularly good thought.

109:41:56 Aldrin: That’s our home for the next couple of hours and we want to take good care of it.

[Armstrong (straight-faced) – “To avoid having somebody say ‘Were you born in a barn?'”]

[Aldrin – “Now that you bring it up, what would have happened if the valve had gotten screwed up or something and it started re-pressurizing?”]

[Armstrong – “You’d never get back in.”]

[Aldrin – “Did we really ever investigate that problem? (Chuckling) It probably would have been a good idea to use a brick or a camera to keep it from closing. Somebody must have thought about that.”]

In corsivo sono riportati I commenti di A. e A. a Jones, quando hanno riascoltato la registrazione del loro dialogo, nel 1991, in occasione della trascrizione del tutto.

Stefano Sandrelli

Niente Panico

21/07/2014