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L+6, L+7: Il primo week end nello spazio

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione 6 e 7 (1 dicembre 2014)—Il primo week end nello spazio è finito, è ora di prepararci alla nostra prima settimana completa di lavoro sulla Stazione Spaziale. Ma come è stato quassù in questi ultimi due giorni?

Beh, per dirne una, più privato, visto che le telecamere di bordo non sono impostate per trasmettere video in diretta nel fine settimana. Inoltre, piuttosto tranquillo, al punto di sembrare strano: le chiamate da terra sono molto rare e tipicamente riguardano solo brevi comunicazioni, per esempio riferire a un membro dell’equipaggio che il canale Space-To-Ground [dallo spazio a terra—N.d.T.] è stato reso privato per un consulto riservato con il medico di volo o con la famiglia. Ho avuto entrambe le cose questo week end, ma solo perché sono arrivata recentemente sulla Stazione e i colloqui faccia a faccia con il medico di volo sono pianificati più spesso.

In futuro, tranne in casi di problemi medici, parleremo solo una volta la settimana in un giorno lavorativo. La conferenza privata con la famiglia, dall’altro lato, è un evento settimanale che si svolge normalmente nel week end. Con la webcam, potete mostrare alla vostra famiglia la Stazione Spaziale o perfino una vista dalla Cupola!

122A4800-002Il sabato è anche il giorno delle pulizie. Il nostro comandante della ISS, Butch, ci ha assegnati ai diversi moduli non russi: lui si è preso cura del Nodo 3 e PNM. Terry ha pulito il Nodo 1, l’Airlock e il Laboratorio e io ho dedicato il mio lavoro al Nodo 2, Columbus e JEM. Certo, io ho avuto il compito più facile, visto che i moduli più difficili da pulire sono certamente il Nodo 3 (dove abbiamo la toilette e l’equipaggiamento per l’esercizio fisico) e il Nodo 1 (dove mangiamo). Ma faremo a rotazione nelle prossime settimane, così ciascuno di noi avrà la sua parte di divertimento.

Per pulire passiamo l’aspirapolvere su tutte le griglie di ventilazione: in particolare le griglie di ritorno diventano piuttosto sporche, perché tutti i piccoli detriti che fluttuano nella cabina prima o poi vengono portati dal flusso d’aria per tornare a una griglia o un’altra. È molto importante tenere le griglie pulite per assicurare il corretto flusso d’aria attraverso tutta la Stazione. La rimozione dell’anidride carbonica e l’inserimento dell’ossigeno avvengono solo in certi posti e la corretta circolazione assicura che abbiamo ovunque una buona atmosfera da respirare.

Dopo aver passato l’aspirapolvere, usiamo salviette disinfettanti per pulire le superfici di uso più frequente: le ringhiere, i microfoni a mano, i computer. E cogliamo l’occasione per un controllo generale, assicurandoci per esempio che nessuna bocchetta di uscita o ingresso della ventilazione sia bloccata da qualcosa sistemata troppo vicino davanti a esse.

Nella foto, sto passando l’aspirapolvere nei nostri alloggi dell’equipaggio nel Nodo 2. Quello è il mio, nella posizione del ponte. Butch e Terry abitano nelle posizioni a sinistra e a dritta e Sasha nell’alloggio sul soffitto. Anton ed Elena hanno le loro cuccette nel Modulo di Servizio Russo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

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01/12/2014

L+5: I trucchi dell’ecografia spaziale

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 5 (29 novembre 2014)—Ieri Terry e io abbiamo avuto un altro giorno (suppongo l’ultimo) con un carico di lavoro più leggero che ha incluso del tempo per l’orientamento e il passaggio di consegne con Butch. Comunque, mi è capitato di fare molte attività diverse sia dal lato del payload (è un parolone per indicare la scienza) che quello dei sistemi (un altro parolone per il lavoro di manutenzione della stessa Stazione Spaziale).

Per quanto riguarda la scienza, ho eseguito una sessione di ecografia per l’esperimento Drain Brain dell’Agenzia Spaziale Italiana. L’attrezzatura specifica di questo esperimento è andata persa nell’incidente di Orbital, ma un’attrezzatura di ricambio sarà presto in viaggio con la missione cargo SpX-5. Nel frattempo, abbiamo potuto iniziare il lavoro scientifico con l’equipaggiamento standard per le ecografie della Stazione Spaziale.

Naturalmente, non sono in grado di fare un’ecografia da sola: è stato preparato un canale audio privato con il Principal Investigator [responsabile scientifico—N.d.T] a terra, che ha fornito una guida a distanza basata sui dati in tempo reale dall’ecografo. Ha potuto anche vedere le riprese video in diretta di me che eseguivo l’operazione. Le cose sono andate piuttosto lisce, grazie specialmente al fatto che nella mattinata avevo assistito Butch nel fare la sua ecografia (una più complessa, che ha richiesto due persone) per l’esperimento Cardio-Ox. Butch mi ha fatto conoscere un ottimo trucco dell’ecografia spaziale: non c’è bisogno di usare del gel appiccicoso sulla sonda dell’ecografo, potete usare semplicemente dell’acqua!

Ieri ho anche fatto la mia prima attività di manutenzione, sostituendo uno dei molti componenti del nostro Water Recovery System [sistema di recupero dell’acqua—N.d.T.]: è l’equipaggiamento che produce la nostra acqua potabile dall’urina (già pre-trattata) e dal condensato (l’acqua raccolta dall’aria della cabina, per esempio dal nostro sudore o respiro).

Sono anche lieta di riferire che ho avuto l’opportunità di lavorare nel nostro veicolo cargo europeo, l’ATV-5. Niente di molto complicato, per la verità: ho fatto trasferire del gas dai serbatoi dell’ATV all’atmosfera della Stazione, aumentando la nostra pressione di bordo di 7 mm di mercurio.

Avevo anche in programma di fare un’ispezione visiva del nostro tapis roulant T2, in particolare degli elementi che costituiscono il suo sistema di isolamento dalle vibrazioni. Come potete immaginare, non vogliamo sottoporre la struttura della Stazione a grossi carichi quando corriamo: da un lato, per mantenere la vita utile della ISS; dall’altro, sarebbe difficile fare della scienza in microgravità se la Stazione venisse scossa mentre stiamo correndo! Buone notizie, il nostro sistema di isolamento dalle vibrazioni è in gran forma! Comunque, alcune attività richiedono che non si corra sul T2. Solo ieri, abbiamo avuto diverse ore di “No T2” sulla barra dei vincoli per l’equipaggio nella nostra agenda elettronica. La ragione è che la JAXA stava muovendo il braccio robotico giapponese per il rilascio del satellite SpinSat, che è avvenuto con successo.

Nella foto, potete vedere una parte dello SpinSat quando era ancora sul tavolo scorrevole dell’airlock giapponese (ha l’aspetto di una sfera metallica). In quel momento, il braccio robotico giapponese si stava per avvicinare ad afferrare il satellite con il suo dispositivo di rilascio e abbiamo dato un’occhiata dai finestrini del JEM.

30/11/2014

L+3: Gli scherzi che vi gioca il cervello a zero-g

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 3 —Con un po’ di ritardo, qualche parola sulla mia giornata di ieri nell’avamposto dell’umanità nello spazio.

La maggior parte delle mie attività del giorno sono state dedicate all’esperimento “Blind and Imagined” [a occhi chiusi e immaginato—N.d.T.] dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Connesso, non è l’apparato sperimentale più semplice, specialmente per il visitatore della ISS con il minor tempo nello spazio di sempre (sarei io, almeno per qualche altro giorno—hey, dovete cercare i vostri record dove potete!).

“Blind and Imagined” si svolge nel laboratorio giapponese JEM e richiede di preparare un gruppo di quattro telecamere chiamate Elite, che riprendono uno specifico volume nel modulo. All’interno di quel volume, il soggetto esegue una serie di movimenti e il moto in tre dimensioni viene tracciato con precisione dalle telecamere Elite, grazie a una serie di marcatori riflettenti attaccati al corpo del soggetto: si tratta sostanzialmente di piccole sfere, delle dimensioni di una biglia, con speciali proprietà ottiche. Si fissano su una striscia adesiva e possono quindi essere applicate sulla pelle: ho dovuto metterne un certo numero sulla parte destra del mio corpo, dalla caviglia alla fronte, fra cui diverse sulla mano per la seconda parte del protocollo, in cui dovevo immaginare di lanciare una palla verso un bersaglio con diversi livelli di forza. Nella prima, invece, ho dovuto avvicinarmi per prendere un bersaglio davanti a me, piegandomi all’altezza dei fianchi e delle caviglie, a volte con gli occhi aperti, a volte con gli occhi chiusi.

L’esperimento mira a studiare l’adattamento sensoriale-motorio nello spazio. Come adatta il vostro cervello la sua strategia per controllare il movimento e l’equilibrio in questa condizione molto aliena dell’assenza di peso?

Qualsiasi comprensione otteniamo del funzionamento del cervello potrebbe aiutarci nel tempo a curare persone con disturbi neurologici o lesioni.

Beh, i ricercatori di “Blind and Imagined” trarranno le loro rigorose conclusioni dai dati, ma io mi sono certamente divertita anche solo osservando gli scherzi che mi gioca il cervello. Per esempio, quando mi trovo a muovermi lungo, diciamo, il soffitto, il mio cervello pensa che sia il pavimento, così quando devo girare all’interno di un modulo laterale sono costantemente tentata di fare la svolta sbagliata perché il mio cervello si aspetta che sia dalla parte opposta. O a volte devo fare uno sforzo deliberato per un secondo o due per capire dove sono: è il pavimento, il soffitto, una parete? Sono sicura che diventerà tutto più veloce col tempo, o almeno così dice Butch.

Inoltre, ieri ho mangiato degli ottimi asparagi reidratati, finora la mia verdura reidratata preferita dal Ristorante Self-Service Nodo 1!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

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27/11/2014

L+2: Volo per principianti

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Eccomi qui, a concludere la mia prima giornata “normale” sulla Stazione Spaziale Internazionale! In un certo senso, sembra quasi che io sia arrivata qui molto tempo fa: quando scoprite nuove cose in ogni momento e la vostra mente sta assorbendo così tante esperienze e informazioni, si ha la sensazione che il tempo si espanda. È difficile credere che siamo arrivati solo ieri mattina, il lancio sembra già così lontano.

D’altra parte, ogni volta che urto contro qualcosa per le mie abilità di volo da principiante, oppure ogni volta che ho bisogno di fare una domanda a Butch (il che capita ogni pochi minuti), mi torna in mente che sono appena arrivata e ho ancora molto da imparare!

Butch, naturalmente, è il nostro membro veterano dell’equipaggio della parte non russa della Stazione, è quassù da settembre. E, grazie al cielo, è la personificazione della pazienza. Ha messo in chiaro fin dall’inizio che la regola numero 1 è: non esitate a fare una domanda, anche se sapete che la state facendo per la 15a volta!

Sono grata di avere avuto il lusso di un programma di attività leggero per questo primo giorno. Per lo più, ho fatto del lavoro preparatorio per alcuni dei prossimi esperimenti. Più avanti in questa settimana Sasha, Elena e io installeremo l’esperimento Plasma Kristall 4 (PK4) in Columbus, e per quello ho dovuto fare alcune riconfigurazioni per mettere ordine e stivare alcune cose. In sè stesso è un compito semplice, ma molto impegnativo quando siete appena arrivati nello spazio e non avete ancora il perfetto controllo del vostro corpo, senza contare cinque grandi borse che dovete in qualche modo maneggiare mentre accedete a un determinato armadietto. Trovare un oggetto specifico in una borsa, poi, può essere altrettanto impegnativo, se quella borsa è anche piena di altri piccoli oggetti a cui non siete interessati, ma che semplicemente si rifiutano di rimanere dentro.

In aggiunta ai compiti relativi al PK4, avevo anche in programma di fare del lavoro preparatorio per l’esperimento dell’Agenzia Spaziale Italiana “Blind and Imagined” [bendato e immaginato—N.d.T.]: ho raccolto tutto l’equipaggiamento necessario e l’ho stivato temporaneamente nel laboratorio giapponese JEM, dove l’esperimento avrà luogo, e ho steso alcuni cavi.

Ho anche avuto modo di fare un po’ di studio autonomo (lo chiamiamo addestramento a bordo) per far funzionare il dimostratore di stampante 3D che si trova a bordo; visto che questa sessione di studio era nel mio programma, mi aspetto che presto lavorerò con la stampante 3D!

Per quanto riguarda volare: è molto divertente, ma non così facile! È particolarmente impegnativo nel laboratorio americano (Destiny), perché le facciate dei rack sono piene di equipaggiamenti che una svolazzatrice impacciata come me potrebbe danneggiare.

Ma hey, stasera mi sono già sentita più sicura di questa mattina, così sarò auspicabilmente presto una svolazzatrice esperta. Una cosa è certa: è una grande sensazione!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

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25/11/2014

L+1: Wow wow wow… Sto scrivendo dallo spazio!

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 1 (24 novembre 2014)—Wow, wow, wow! Sono le 22:00 qui sulla Stazione Spaziale Internazionale (usiamo l’orario GMT [ora di Greenwich—N.d.T.]), mi sto avvicinando alla fine del mio primo giorno nello spazio e non so nemmeno come iniziare a descrivere l’esperienza delle ultime 30 ore o giù di lì. Veramente, non lo so.

Dire arrivederci alla mia famiglia, indossare la tuta per il lancio, andare alla rampa di lancio, prendere l’ascensore, agganciarsi le cinture… e poi il lancio, questa corsa sfrenata verso l’orbita e poi lo spegnimento improvviso dei motori, e sentire il mio corpo voler fluttuare via dal seggiolino. E le prime occhiate alla Terra; il mio primo sorgere del sole, le stelle. La mia prima visione della ISS mentre ci avvicinavamo (qualcosa di più su questo più avanti) e poi galleggiare attraverso il portello verso i calorosi abbracci di Sasha, Elena e Butch.

I primi goffi tentativi di “volare”, consumare il primo pasto, Butch che ci faceva il briefing sulla toilette, Terry che mi chiamava per vedere il sorgere del sole dalla Cupola… e così tante altre impressioni. Il mio cervello avrà bisogno di diversi giorni per elaborare tutto questo e prometto che condividerò tutto ciò che potrò!

Per ora, vi dirò di un altro momento, che è stato così fortunato e inaspettato. Sapete, quando volate verso la Stazione Spaziale nella Soyuz, a meno che non siate il Comandante che siede nel seggiolino centrale, potete vedere la vostra destinazione solo da molto lontano nella vista in bianco e nero della telecamera (la stessa immagine che viene trasmessa al Controllo Missione e generalmente mostrata durante la copertura mediatica dell’attracco). Come occupante del seggiolino di sinistra o destra, avete solo una visione laterale e non c’è alcun modo di vedere la Stazione fino a quando vi trovate veramente vicini e le sue parti iniziano a entrare nel vostro campo di vista. Prima del volo, i precedenti astronauti delle Soyuz mi avevano ricordato di iniziare a guardare la Stazione Spaziale dal finestrino laterale nell’ultima parte dell’avvicinamento, e così ho fatto: ma non ero nemmeno minimamente preparata a quello che ho visto quando ci trovavamo a circa 30-40 metri.

A quel punto avevo allentato le mie cinture alle spalle un bel po’, così stavo galleggiando sopra il mio seggiolino. Mentre mi sono girata per guardare fuori, all’inizio ho guardato indietro e ho visto uno dei pannelli solari della nostra Soyuz. Poi i miei occhi hanno colto qualcosa nella visione periferica. E mentre mi sono girata lentamente, quando mi sono resa conto di ciò che stavo vedendo, sono stata sopraffatta da puro stupore e gioia: la Stazione Spaziale era lì, ma non era solo una vista qualunque. Gli enormi pannelli solari erano inondati da una fiammata di luce arancione, vivida, calda e quasi aliena. Non ho potuto fare a meno di esclamare qualcosa ad alta voce, che potete probabilmente ascoltare nelle registrazioni del nostro attracco, visto che a quel punto eravamo a “microfono aperto” con il Controllo Missione. Anton me lo ha ricordato e così ho cercato di contenere il mio stupore e tornare al monitoraggio dell’attracco. Quando ho sbirciato ancora più tardi, il bagliore arancione non c’era più.

Butch mi ha poi detto che aveva sentito il mio stupore nelle comunicazioni radio quando “la Stazione è diventata arancione”. Non lo sapevo, ma apparentemente ci sono solo pochi secondi durante la transizione dal giorno alla notte in cui la Stazione è illuminata da quell’incredibile bagliore arancione. Ed è accaduto esattamente quando ho sbirciato fuori! Mi sento molto fortunata ad avere avuto un primo sguardo così unico del nostro avamposto umano nello spazio: un benvenuto così bello!

Che è stato superato, fra l’altro, dall’incredibile benvenuto che i nostri compagni di equipaggio veterani Sasha, Elena e Butch hanno preparato per noi!

Immediatamente dopo il nostro arrivo ci hanno portati nel Modulo di Servizio per dare un saluto ai nostri amici e parenti a Baikonur, e appena abbiamo avuto una pausa di pochi minuti nella copertura delle comunicazioni hanno iniziato ad “apparecchiare la tavola” con tutto il cibo che avevano già scaldato per noi!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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24/11/2014

L-0: Qualche pensiero e ringraziamento prima della partenza!

Baikonur (Kazakistan), 23 novembre 2014—Beh, vi avevo detto che quella di ieri potrebbe non essere stata l’ultima nota pre-lancio del diario. Mi sono svegliata un po’ in anticipo dal pisolino programmato di 5 ore e non ha senso cercare di tornare a dormire, quindi eccomi qui, a condividere qualche pensiero prima di partire. I medici arriveranno fra circa 40 minuti per iniziare una serie di operazioni di igiene: prima di andare nello spazio sarò pulita come non lo sono mai stata, all’esterno e all’interno (se capite il messaggio, qui non entrerò nei dettagli).

Ho preso il mio computer e sono tornata a letto. La mia ultima volta nel letto per molti mesi. Chissà se al mio corpo mancherà o se gli piacerà dormire in assenza di peso. Il pisolino è stato bizzarro: una parte del mio cervello stava sognando, un’altra parte era sveglia e mi guardava sognare. Ma è come sono stati gli ultimi giorni: una parte di me stava vivendo tutti gli eventi, gli incontri, le tradizioni dei giorni scorsi, e una parte di me stava quasi guardando scorrere un film.

Ora è stato fatto quasi tutto. Le mie valigie sono state preparate ordinatamente e saranno portate alla loro destinazione finale dalla mia famiglia, dall’equipaggio di backup e dal sempre premuroso personale di supporto dell’ESA. Auspicabilmente, è tutto organizzato opportunamente: una parte dei bagagli andranno nelle mie sacche per l’atterraggio, una per il sito di atterraggio nominale e una per il sito balistico. Una parte tornerà a casa a Colonia, una parte troverà la sua strada verso Houston per il mio ritorno.

La posta elettronica è configurata con le risposte automatiche per l’assenza dall’ufficio: forte poter scrivere “Mi dispiace, sono fuori dal pianeta per un po’”.

Molti amici sono riusciti ad arrivare fino a Baikonur (voi ragazzi siete straordinari!): abbiamo avuto l’occasione di passare un po’ di tempo insieme, anche se nella situazione un po’ goffa di dover parlare attraverso una parete di vetro. Potrei avere contatti diretti con i miei familiari più vicini, che sono stati monitorati dal punto di vista medico. Si sbracceranno tutti per salutarci fra qualche ora mentre usciremo dall’edificio per salire sugli autobus per il cosmodromo.

In un giorno come questo (beh, ci sarà un altro giorno come questo?) sento che la cosa più importante da dire è ringraziarvi: ho avuto molte occasioni di ringraziare pubblicamente le organizzazioni che hanno reso possibile questo volo spaziale per me. Ma ora vorrei fare dei ringraziamenti più personali alla mia famiglia, ai miei amici, i miei insegnanti, tutte le numerose persone che mi hanno aiutata ad arrivare a questo giorno, sostenendomi o mettendomi alla prova, insegnandomi qualcosa o semplicemente essendo lì per me. Vado nello spazio con tutta me stessa, con tutto quello che sono e di cui ho fatto esperienza, e porto certamente con me ogni persona che ho incontrato.

Vorrei condividere una foto che il nostro backup, Oleg Kononenko, ha scattato venerdì mentre il nostro razzo veniva sollevato sulla rampa. Posso quasi vedere il mio posto lì sopra in cima!

Non dimenticate di ascoltare la #LaunchPadPlaylist insieme con noi questa notte intorno a 30-40 minuti prima del lancio.

Vi auguro ogni bene, e tornerò a parlarvi dallo spazio!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Per saperne di più: https://www.astronautinews.it/tag/logbook/

23/11/2014

L-1: Ancora una notte e saremo nello spazio!

Baikonur (Kazakistan), 22 novembre 2014—Beh, questa è probabilmente la mia ultima nota del diario del conto alla rovescia (o forse la penultima). Oltre due settimane fa vi ho parlato degli esami finali a Star City. Nel frattempo, il conto alla rovescia è quasi arrivato a zero e presto verrà il momento di contare in avanti… dall’orbita! Giusto per darvi qualche impressione (principalmente visiva) delle ultime settimane: …a Mosca abbiamo partecipato alla tradizionale visita alla tomba di Gagarin sulla Piazza Rossa, dopo una conferenza stampa e una visita all’ufficio di Yuri Gagarin a Star City dove abbiamo firmato “il” registro …martedì della settimana scorsa, dopo la tradizionale “prima colazione” in cui tutti si radunano intorno a un tavolo pieno di cibo, ma nessuno mangia, ci siamo imbarcati su un aereo per Baikonur per iniziare la quarantena …il giorno dopo, ci siamo alzati presto per andare in auto verso il Cosmodromo a incontrare la nostra astronave: siamo entrati nel modulo di discesa sia con le tute da volo che con la Sokol, facendo pratica nello scendere dal modulo orbitale; abbiamo fatto prove di comunicazione radio; abbiamo controllato dove è stivato l’equipaggiamento di sopravvivenza; ci siamo familiarizzati con il veicolo spaziale …abbiamo piantato degli alberi (ora Terry e io abbiamo i nostri alberi nel viale dei cosmonauti) …abbiamo allenato il nostro corpo e il nostro sistema vestibolare sul tavolo inclinato e sulla sedia rotante https://twitter.com/AstroSamantha/status/536023881803251712 …abbiamo firmato centinaia di fotografie https://twitter.com/AstroSamantha/status/536024216684875776siamo andati a incontrare la nostra astronave un’altra volta; questa volta era già nel suo scudo protettivo e, dopo che siamo andati via, è stata trasferita all’edificio di assemblaggio del lanciatore per essere accoppiata al razzo …abbiamo visitato il museo del cosmodromo e perfino la stanzette originali di Gagarin e Korolev https://twitter.com/AstroSamantha/status/535354588757778432il nostro razzo è stato trasportato alla rampa …abbiamo partecipato a una riunione con i rappresentanti delle squadre di ricerca e soccorso, centinaia di persone e dozzine di mezzi dislocati lungo la traiettoria al suolo della nostra ascesa fino al Pacifico per venire a soccorrerci in caso di necessità; e anche pronti a venirci in soccorso qui in Kazakistan se dovessimo avere bisogno di fare un atterraggio d’emergenza nelle due orbite successive. …abbiamo avuto una riunione con il gruppo balistico, che ci ha dato le ultime informazioni dal suo settore. Per spendere qualche altra parola su quello: se tenete conto anche dei secondi, potreste voler sapere che la partenza è stata spostata di un secondo alle 00:01:14 ora di Mosca (sono le 21:01:14 GMT [le 22:01:14 ora italiana—N.d.T], ma sulla Soyuz usiamo l’ora locale di Mosca), con un ritardo accettabile massimo di 10 secondi. Il razzo rimarrà acceso per 528 secondi, inserendoci quindi in un’orbita leggermente ellittica con un’altitudine media di 220km. L’angolo di fase sarà di circa 25°, cioè significa che saremo 25° dietro la Stazione. Visto che ci troveremo anche circa 200km più in basso, saremo più veloci e recupereremo (ecco della meccanica orbitale per voi). 25° è un po’ meno dell’angolo di fase ideale di 30°, così dovremo alzare la nostra orbita di un bel po’: non vogliamo raggiungere la Stazione troppo velocemente! Circa 45 minuti dopo il lancio, e poi ancora 45 minuti più tardi, faremo delle accensioni del motore da più di 30m/s ciascuna che alzeranno la nostra orbita, questa è la magia della meccanica orbitale, e ci rallenteranno fino a una velocità più vicina a quella della ISS. Più tardi avremo altre due piccole accensioni di correzione per regolarizzare completamente la nostra orbita e poi, a circa 3 ore e 45 minuti dal lancio, inizieremo la sequenza di rendezvous con la Stazione, alzando progressivamente l’orbita fino all’altitudine della Stazione e diminuendo la nostra velocità relativa (all’attracco, sarà solo di circa 8cm/s!). Più o meno nello stesso momento la Stazione manovrerà per ruotare di 180° e posizionare il segmento russo nella direzione del volo: nella porzione finale del rendezvous, voleremo in realtà davanti alla Stazione, così nell’avvicinamento finale le voleremo incontro. L’attracco è pianificato per le 5:53 ora di Mosca (02:53 GMT [03:53 ora italiana—N.d.T.]), quando staremo per attraversare l’equatore al largo della costa occidentale del Sud America. Ma probabilmente attracheremo un po’ prima: una volta che saremo allineati e manterremo la posizione a 150m dal nostro boccaporto di attracco, molto probabilmente il Controllo Missione ci darà il permesso di eseguire il comando di avvicinamento finale un po’ in anticipo. Fra l’altro, a causa dei lavori di manutenzione alla solita Rampa 1, lanceremo dalla Rampa 31. Visto che non possiamo partecipare al trasporto del razzo come equipaggio primario, la vedrò per la prima volta la notte del lancio… ehm, domani! Ecco una foto della tradizionale benedizione del razzo questa mattina. Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Per saperne di più: https://www.astronautinews.it/tag/logbook/  

22/11/2014

L-18: Ripensando agli esami Soyuz della settimana scorsa

Star City (Mosca, Russia), 5 novembre 2014—Come sapete, la settimana scorsa Terry, Anton e io abbiamo passato i nostri esami finali. Quello veramente grosso, naturalmente, è l’esame Soyuz di un giorno intero, dove simuliamo ogni cosa dal lancio al rientro. Ho parlato di come funziona tutto questo quando ho sostenuto l’esame come equipaggio di backup.

In quell’occasione, quando è arrivato il momento di scegliere una delle cinque buste con gli scenari d’esame, ci è capitato di prendere lo scenario più difficile (e fisicamente più scomodo), quello con l’incendio. Visto che abbiamo preso quello, non è stato più disponibile alla scelta per l’equipaggio primario il giorno seguente.

Questa volta, il nostro equipaggio di backup ci ha fatto lo stesso favore: hanno dovuto affrontare lo scenario dell’incendio nel loro esame di giovedì, così, quando ci siamo presentati venerdì per scegliere fra le quattro buste rimanenti, sapevamo almeno che non ci sarebbe toccato ancora l’incendio!

La nostra prima avaria si è verificata dopo l’inserimento: si è guastata una valvola di un sistema di controllo termico, così per il resto della simulazione abbiamo dovuto controllare la temperatura manualmente accendendo e spegnendo la pompa che fa circolare l’acqua verso i radiatori.

Il nostro sistema di rimozione della CO2 nel modulo orbitale ha anche avuto un problema minore: si è guastato il motore della ventola principale e il passaggio automatico al motore di backup non è avvenuto, così ci siamo dovuti prendere cura manualmente anche di quello.

Poi c’è stato un guasto al computer prima dell’attracco, a un paio di km dalla Stazione, e Anton ha dovuto pilotare manualmente l’avvicinamento da lì. Come potreste ricordare, facciamo un bel po’ di pratica in proposito e c’è perfino un esame separato per quello.

Dopo la pausa del lancio è arrivato il momento di simulare il distacco e la discesa. Abbiamo potuto ritenere che il computer principale fosse di nuovo in funzione a questo punto e abbiamo eseguito un distacco nominale, dopo il quale ci siamo resi conto che uno dei serbatoi di ossigeno, quello situato nel modulo di discesa, stava perdendo e riversando ossigeno nella cabina. È una situazione pericolosa perché non vogliamo che la percentuale di ossigeno superi il 40%, che è considerato un rischio di incendio. Così abbiamo chiuso una valvola per isolare quel serbatoio. Fino alla separazione, ci sono in ogni caso quattro altri serbatoi di ossigeno nel modulo di servizio e, dopo la separazione, avevamo abbastanza ossigeno in cabina per respirare fino all’atterraggio, così non c’è stato bisogno di aprire la valvola (se non ricordate cos’è la separazione, l’ho spiegato qui).

Ma abbiamo dovuto riaprire comunque la valvola dopo che lo scudo termico è stato espulso: ciò accade a circa 5 km di altitudine, ben dopo l’apertura del paracadute. Una volta che lo scudo termico non c’è più, viene inviato un comando per aprire due valvole ridondanti (sulle quali non abbiamo alcun controllo manuale) che permettono all’ossigeno rimanente nel modulo di discesa di essere scaricato. Sarebbe piuttosto pericoloso avere il serbatoio pieno di ossigeno all’atterraggio, così abbiamo dovuto ricordare di aprire anche la valvola manuale, per fare in modo che avvenisse lo svuotamento.

Nel mezzo abbiamo avuto un altro paio di guasti, naturalmente. Il motore principale ci si è guastato a metà dell’accensione di deorbitazione, e un convertitore di segnale nel sistema di controllo del rientro non ha funzionato, lasciandoci senza giroscopio e sensore di rateo: l’unica soluzione, passare al rientro balistico. Nemmeno il sistema di rientro balistico “primario”, ma uno di backup, che utilizza il suo specifico sensore di rateo di backup.

La Soyuz ha effettivamente molte opzioni per passare a una modalità di rientro alternativa meno preferibile in seguito a ogni sorta di avaria: in un modo o nell’altro, vi porta a casa!

Foto credit: GCTC

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

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05/11/2014

L-21: Esami passati, e lanciamo ancora il 23 novembre!

Star City (Mosca, Russia), 2 novembre 2014—Esami terminati! Anton, Terry e io abbiamo completato il nostro esame finale venerdì e poi Anton ha diligentemente presieduto i festeggiamenti in stile russo, che sono iniziati con una serie formale di brindisi e poi si sono trasferiti in un luogo diverso per altre feste fino a notte fonda. Per combinazione è stata anche la notte di Halloween e Sasha, la nostra istruttrice di attracco manuale, ha perfino intagliato una zucca “42” come regalo per noi!

Così siamo pronti a incontrare la nostra astronave a Baikonur il 12 novembre, dopo un periodo di riposo qui a Star City e la tradizionale visita alla tomba di Gagarin sulla Piazza Rossa la settimana prossima.

Tutto sta andando secondo i piani. Visto che molti lo stanno chiedendo: la nostra partenza per la ISS non è in alcun modo influenzata dall’incidente dell’Antares all’inizio di questa settimana, che ha portato alla perdita del veicolo di rifornimento Cygnus. È stata naturalmente una grande sfortuna e un promemoria che il volo spaziale è una faccenda difficile e rischiosa, ma non ci sono state vittime e il cargo può essere sostituito, grazie alla catena logistica robusta e altamente ridondante della Stazione Spaziale. Così, come ci piace dire nella Expedition 42, Niente Panico!

L 21 treFra l’altro, l’incidente è stato anche un’opportunità per me di farmi ricordare, ancora una volta, incredibile dedizione e professionalità dei team per il volo spaziale intorno al mondo: quando mi sono svegliata con queste notizie a Star City, mi sono immediatamente chiesta quale sarebbe stato l’impatto. Ma mi è bastato guardare la mia casella di posta elettronica: c’erano già molte mail e molte altre sarebbero arrivate nel corso della giornata, spiegandoci dettagliatamente cosa era andato perso, quali potrebbero essere le conseguenze, e in molti casi perfino cosa avrebbe potuto prevedere il piano di recupero. È stato semplicemente straordinario vedere tutti i team reagire così in fretta e assicurarsi di tenerci informati e rassicurarci.

Una delle persone che si è messa immediatamente in contatto con me è stato il mio Direttore di Missione ESA, Alex Nitsch, che è la persona in ultima analisi responsabile degli obiettivi della missione ESA, in particolare le operazioni scientifiche in Columbus. In questo guest post sul blog di Blue Dot potete vedere il suo punto di vista sul “giorno dopo”.

Questo potrebbe non essere ovvio ma, come potete vedere dalle parole di Alex, una delle preoccupazioni più immediate è ridefinire le priorità e, conseguentemente, ricostruire il programma dell’equipaggio. L’equipaggio ha avuto un normale fine settimana fuori servizio invece di catturare e ormeggiare Cygnus e, quando domani inizierà la settimana lavorativa, passeranno a una nuova sequenza di attività. La ripianificazione dell’ultimo minuto non è un compito facile e sono sicura che molte persone ci stanno lavorando di sera e di notte: c’è sempre molto da fare a bordo, così non è certamente una questione di trovare delle cose da fare, ma devono essere considerati tutti i vincoli e le interdipendenze!

Inoltre, assicuratevi di leggere le parole di Alex sulla “coreografia della spazzatura e dello stivaggio”: non è la prima cosa a cui avreste pensato, eh?

Per quanto riguarda il “mio” bagaglio, non c’era nulla di troppo personale nel Cygnus. La piccola scatola che ho potuto riempire di cose personali, come calzini in più e alcune dotazioni per la comunicazione pubblica, sono già sulla ISS: il mio collega astronauta Alex ha perfino mandato una foto del materiale dall’orbita per rassicurarmi! E i ricordi che mi sono stati affidati in custodia dagli amici e familiari voleranno con me nella Soyuz. Cygnus trasportava effettivamente vestiti per noi per la parte finale della missione, ma c’è tempo per rimpiazzare quelle cose (e abbiamo perfino vestiti di riserva in orbita giusto in caso). Tutti i miei contenitori di cibo bonus (9 scatole) sono anche già in orbita e, per quanto riguarda il normale cibo della ISS, ci sono scorte per diversi mesi già stivate sulla Stazione!

Foto: la firma della busta con la lista di avarie per il nostro esame (Credit: NASA/Stephanie Stoll). Altre foto su Flickr.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Per saperne di più: https://www.astronautinews.it/

03/11/2014

L-25: Fare bene i bagagli, e perché le orbite non sono tutte uguali

Star City (Mosca, Russia), 29 ottobre 2014—Siamo a metà della nostra settimana di esami! La giornata di oggi è dedicata a preparare le nostre imminenti simulazioni finali: sul segmento russo domani e sulla Soyuz venerdì. Non riesco a credere che fra poco più di due giorni avremo completamente finito!

Nel frattempo, lunedì Terry, Anton e io abbiamo passato il nostro esame sul programma di volo Soyuz. Uno specialista è venuto dal Controllo Missione di Mosca per torchiarci sulla nostra conoscenza delle procedure: cosa accade quando, cosa facciamo se questo o quello va storto e non possiamo procedere con il piano nominale… cose del genere.

Per esempio, un distacco nominale è sempre programmato per l’orbita 15 per atterrare in Kazakistan all’orbita 1 del giorno seguente. Ma se ci troviamo in ritardo per qualsiasi ragione, possiamo ancora atterrare in Kazakistan nelle due orbite successive, la numero 2 e la numero 3.

Ok, Ok… cosa significa? Beh, la ISS completa un’orbita ogni 93 minuti (approssimativamente), il che significa che ci sono circa 15,5 orbite al giorno. Abbiamo una numerazione convenzionale di quelle orbite, dall’orbita 1 all’orbita 15 (per lo più) o 16 (una volta ogni tanto, per recuperare). Visto che la Terra ruota verso Est sotto la ISS, la traccia al suolo dell’orbita si sposta verso Ovest. Così, diciamo che state passando sopra la vostra città alle 7 del mattino; dopo un’orbita, alle 8:33, non passerete più sopra la vostra città, perché nel frattempo si è spostata verso Est! Di quanto? Grossomodo 23 gradi di longitudine. Potete farvi un’idea dall’illustrazione, che ho preso da ISS-Tracker (www.isstracker.com).

Tutto questo per dire che, se volete atterrare in Kazakistan, dovete programmare di scendere nelle orbite 1, 2 o 3: nell’orbita 4 il Kazakistan sarà già troppo troppo lontano a Est e, avete indovinato, dovrete aspettare fino all’orbita 1, 2 o 3 del giorno seguente. Fra l’altro, centrare il Kazakistan non è considerato un atterraggio di precisione: la nazione è grande circa come l’Europa! Per assicurarci che ci sarà un team di soccorso ad aspettarci al sito di atterraggio, dobbiamo fare un bel po’ meglio. C’è molto che entra in gioco, a partire da un’accensione di deorbitazione in un momento molto preciso.

Gli aggiustamenti fini vengono fatti dopo il rientro atmosferico: il computer ci fa volare su una traiettoria per portarci al punto di apertura nominale del paracadute. Per essere in grado di calcolare le azioni corrette da inserire nei comandi, deve conoscere il centro di massa del veicolo: ecco perché caricare del materiale cargo da riportare è tanto importante. Così importante che lunedì abbiamo avuto una lezione apposita su questo.

Allora, avanziamo velocemente fino alla prossima primavera: circa due settimane prima dell’atterraggio, riceveremo un radiogramma molto lungo (quelle sono le istruzioni russe) con tutti i dettagli su come stivare il cargo da riportare, così il centro di massa del veicolo sarà ben noto!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Per saperne di più: https://www.astronautinews.it/

29/10/2014