Houston (USA), 19 luglio 2014—Riguardando le foto della settimana scorsa, ne ho trovate un paio di una breve attività di addestramento all’esperimento APEX-03, e ho pensato di condividere qualche parola nella nota del diario di oggi.
Questo esperimento sulle piante utilizza, come soggetto, l’Arabidopsis Thaliana [nota anche come arabetta comune—N.d.T.], una classica pianta modello per la ricerca. Visto che sappiamo molto sulla biologia molecolare dell’Arabidopsis, è il candidato perfetto per osservare quali cambiamenti vengono indotti dall’ambiente del volo spaziale. Infatti, è stato evidenziato che l’espressione dei geni cambia in risposta all’assenza di peso, portando a modifiche alla struttura delle radici, alla crescita e al rimodellamento della parete cellulare nello spazio.
Per APEX-03, delle piantine di Arabidopsis verranno fatte volare nello spazio in delle capsule di Petri, avvolte in un panno scuro per evitare l’esposizione alla luce prima che inizi l’esperimento. Le capsule saranno quindi inserite nell’apparecchiatura Veggie per la crescita—e qui c’è qualche informazioni sulla Veggie.
Campioni diversi verranno fatti crescere per differenti numeri di giorni, prima che i membri dell’equipaggio documentino fotograficamente lo stato finale ed eseguano le operazioni di raccolta e fissaggio. Non è un compito difficile, ma richiede una certa attenzione: le radici sono molto delicate e non volete davvero danneggiarle quando le prendete con il forcipe dal loro substrato nutritivo gelatinoso per inserirle nella provetta di fissaggio (che potete vedere nella foto). Una volta al sicuro all’interno, montate un attuatore e iniziate a ruotare una maniglia per muovere un pistone all’interno della provetta. Questo riempie la camera contenente i campioni di pianta con un conservante chimico che congela lo stato molecolare della pianta.
Le provette vengono poi conservate nel freezer MELFI fino a quando possono essere riportate sulla Terra per l’analisi post-volo.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
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20/07/2014