Un cargo russo, il Progress 59P, non raggiunge la Stazione Spaziale Internazionale e, come conseguenza, Samantha Cristoforetti prolunga la sua permanenza in orbita.
Vi pare normale? Non ci si aspetterebbe forse il contrario?
Mi spiego. Il Progress avrebbe portato sulla ISS oltre 2350 kg di cibo, 420 kg di acqua, circa 50 kg di ossigeno, in aggiunta al 1300 kg di materiale vario e 500 kg di propellente. Passi per il materiale vario – fra cui i celebri calzini di Samantha: acqua e cibo sono fondamentali per gli astronauti così come per i terricoli. Se ci avessero chiesto di indovinare la reazione da parte degli astronauti, tutti noi avremmo pensato a un anticipo del termine della missione. Niente di tutto questo. Perché?
Andiamo per punti.
La Stazione Spaziale è una casa nello spazio.
Vero, ma questo non significa che gli astronauti aspettino il sabato pomeriggio per fare la spesa al supermercato, come invece facciamo noi terrestri. Niente ultimo momento, dunque: i rifornimenti arrivano molto prima dello stato di necessità e, grazie a un’attenta programmazione delle scorte, la Stazione ha parecchie settimane di autonomia.
Quindi niente panico: lassù non mancano né cibo né acqua e non c’è nessun bisogno di rientrare prima del momento previsto.
Il carico del Progress non ha raggiunto la Stazione perché, a quanto pare, c’è stato un malfunzionamento del terzo stadio del lanciatore Soyuz. Qualcosa è andato storto appena prima del rilascio del cargo.
Il lanciatore Soyuz-U, però, è parente prossimo del lanciatore Soyuz-2, che viene utilizzato per portare sulla ISS gli astronauti. Dato che il lancio del nuovo equipaggio era previsto entro poche settimane, l’Agenzia Spaziale russa Roskosmos ha preferito ritardare la partenza per chiarire esattamente il tipo di guasto che ha prodotto la perdita del Progress. Chi potrebbe darle torto?
Samantha e i suoi colleghi Terry Virts e Anton Skaplerov dovevano lasciare la ISS il 13 maggio.
Vero, ma se il rientro di Samantha & co fosse avvenuto regolarmente, in attesa di chiarire gli aspetti tecnici del Soyuz, la casa spaziale correva il rischio di rimanere abitata dai soli Scott Kelly, Mikhail Kornienko e Gennady Padalka per molti più giorni di quanto non fosse previsto. E questo avrebbe comportato ritardi negli esperimenti e nelle attività previste in orbita.
A cui la decisione di chiedere a Samantha, Terry e Anton uno sforzo aggiuntivo.
A giudicare dai sorrisi raggianti di Samantha, non ci pare che ci sia voluto molto per convincerla: per le prossime settimane, continuerà a sfrecciare a circa 28mila km all’ora. E questo forse spiega perché riesce a fare tante cose, oltre al lavoro vero e proprio: video, foto, collegamenti.
Il segreto? Semplice: Samantha va veloce.
13/05/2015