Tanto per evitare di fare confusione: Soyuz si chiama il lanciatore e Soyuz si chiama anche la navicella spaziale nella quale Samantha viaggia alla volta della Stazione Spaziale.
La prima delle due Soyuz, il lanciatore, com’è facile immaginare, è l’evoluzione pacifica di un missile balistico intercontinentale prodotto dall’Unione Sovietica in piena guerra fredda. Dalla seconda metà degli anni ’60 a oggi, sono stati eseguiti oltre 1700 lanci, il 90% dei quali senza equipaggio, con un’altissima percentuale di successo. Come molti altri lanciatori, ha una struttura a tre stadi.
La seconda Soyuz, quella che emotivamente ci coinvolge di più, è la navicella TMA-15M, che ospita gli astronauti. Si tratta di una versione di ultima generazione ( TMA- M), con un corredo digitale più moderno, un computer avanzato per il controllo del volo e dispositivi che permettono una migliore manovrabilità. E un po’ di spazio in più a disposizione dell’equipaggio. La navicella Soyuz è composta da tre moduli separabili: il modulo orbitale, di discesa e di servizio.
Durante l’ascesa verso la Stazione Spaziale, gli astronauti si sistemano nel modulo centrale orbitale, la cui scomodità è leggendaria: 5 m³ di volume interno, da dividere in tre per qualche ora. Stretti, certo, ma vuoi mettere la soddisfazione di poter contare anche su una finestrella, che permette di guardare un po’ fuori dall’abitacolo e che è stata aggiunta solo nelle versioni più’ recenti della navicella? Nel modulo orbitale ci sono invece anche una toilet e tutti i sistemi di guida. Il modulo ha due portelloni: uno che lo collega al modulo di discesa e uno laterale, che viene usato dagli astronauti per entrarvi nella fase di lancio.
Anche nel corso della discesa, invece, gli astronauti si sistemano nel modulo meridiano, che è dotato di uno scudo termico che gli permette di raggiungere terra senza che l’attraversamento dell’atmosfera lo incendi o faccia salire troppo la temperatura interna dell’abitacolo. Ha un volume abitabile ancora più piccolo, appena 3 m³. Ma del rientro parleremo più in dettaglio fra 6 mesi circa.
La navicella è completata dal modulo di servizio: serbatoi dell’ossigeno, propellente, propulsori per l’assetto, elettronica , sistemi di guida della navigazione. Questo modulo è controllato a distanza.
Stefano Sandrelli
Per saperne di piú, direttamente dal diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
L-207: Altri esami Soyuz passati dal nostro equipaggio!
https://www.astronautinews.it/2014/05/01/l-207-altri-esami-soyuz-passati-dal-nostro-equipaggio/
L-18: Ripensando agli esami Soyuz della settimana scorsa
https://www.astronautinews.it/2014/11/05/l-18-ripensando-agli-esami-soyuz-settimana-scorsa/
E alcuni dettagli tecnici:
https://esamultimedia.esa.int/multimedia/publications/Futura_IT/ (da pagina 20)
20/11/2014
2 Comments
“Durante l’ascesa verso la Stazione Spaziale, gli astronauti si sistemano nel modulo orbitale”
Questo vuole dire che accedono al modulo orbitale in una fase successiva al lancio, suppongo. Guardando il video ESA riguardante rendezvous e docking (https://www.youtube.com/watch?v=M2_NeFbFcSw) sono ragionevolmente sicuro che al liftoff gli astronauti occupino il modulo di rientro. Questo mi sembra plausibile dato che, se così non fosse, buona parte delle strumentazioni strumentazioni, le postazioni a sedere, ecc dovrebbero essere duplicate nei due moduli (orbitale e di discesa).
Inoltre il modulo di discesa è equipaggiato con i paracadute, che dovrebbero aprirsi anche in seguito all’attivazione della torre di espulsione.
Da quello che so, il modulo orbitale contiene invece quanto necessario per trascorrere i giorni richiesti da un rendezvous lungo. La mia domanda è quindi: gli astronauti accedono al modulo orbitale anche in caso di rendezvous “corto”?
Aiutatemi a capire 🙂
Salve Simone,
abbiamo sentito l’autore Stefano Sandrelli e in effetti ci siamo un attimo confusi.
Grazie di avercelo fatto sapere! Abbiamo sistemato le imprecisioni,
a presto
l’equipaggio di Avamposto42