Il programma spaziale della NASA progredì molto velocemente dall’inizio degli anni Sessanta sino al primo sbarco sulla Luna nel 1969. Di pari passo, anche il sistema alimentare fece grandi progressi, anche se ovviamente era ancora molto distante rispetto a quello ad esempio ideato da Argotec per Samantha Cristoforetti. La “dispensa” del Programma Gemini (1965-1966), chiamato così per via della navicella spaziale in grado di ospitare un equipaggio di due persone, includeva nuovi prodotti e un packaging in polietilene. I tubetti, spesso più pesanti del loro contenuto, furono invece abbandonati. In generale, le restrizioni di peso e di volume portarono a preferire gli alimenti concentrati mentre la sicurezza degli alimenti assunse un ruolo sempre maggiore. Le nuove procedure di controllo diedero inizio al programma Hazard Analysis Critical Control Point (HACCP), che è ormai una prassi comune per la sicurezza alimentare in tutto il mondo.
Gus Grissom e John Young, gli astronauti del Gemini 3, il primo volo con equipaggio del programma, avevano a disposizione alcuni cubetti di cibo avvolti in una gelatina commestibile in modo da prevenire in modo efficace la produzione di briciole. Il cibo reidratato veniva assunto direttamente in forma di purea attraverso una cannuccia. Il menu includeva cocktail di scampi, pollo con verdure, butterscotch pudding e succo di mela. Successivamente, con l’allungarsi del tempo passato in orbita, gli astronauti poterono anche costruire il loro menu personalizzato sino a raggiungere la soglia di 2800 kilocalorie al giorno, ma il cibo non era ancora molto invitante. Meglio andò a Frank Borman e James Lovell, gli astronauti del Gemini 7, il primo volo della durata di due settimane, visto che il cibo a cubetti era ormai stato quasi del tutto abbandonato.
Un fatto certamente curioso è legato all’equipaggio della Gemini 3. John Young riuscì a portare furtivamente in orbita un sandwich con carne in scatola. Lo spuntino non autorizzato fu probabilmente gustoso, ma qualche briciola di pane fluttuante avrebbe potuto creare seri problemi alla strumentazione. La NASA fece ovviamente notare il pericolo scampato e si dimostrò poco comprensiva con i due astronauti; probabilmente tutto questo non sarebbe successo se gli astronauti avessero avuto a disposizione un cibo sano, nutriente e un po’ più gustoso nel loro menu ma a quel tempo la cucina spaziale era ancora abbastanza poco accattivante. Il programma si concluse, infine, con l’atterraggio della Gemini 12, avvenuto il 15 novembre 1966. La NASA concentrò quindi i suoi sforzi sul progetto Apollo, che da lì a poco avrebbe portato Neil Armstrong e Buzz Aldrin (Apollo 11) a calpestare il suolo lunare.
Antonio Pilello, Argotec
Per saperne di più’: https://www.argotec.it/argotec/
01/08/2014