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Come e quando hai deciso di diventare un pilota militare?

Non sono cresciuta con il sogno di diventare pilota militare, probabilmente perché non c’erano donne nelle Forze Armate italiane quando ero giovane. Mi affascinavano però molto gli aerei militari e compravo spesso le riviste specializzate. Su queste, ogni tanto, nella seconda metà degli anni ’90, quando io frequentavo l’università, si leggeva della possibile introduzione del servizio militare volontario femminile e io iniziai seriamente a pensare che, se fosse diventato possibile, avrei tentato di entrare in Accademia Aeronautica. La legge, però, tardava ad arrivare e nel 1998 io avevo ormai superato i limiti di età per l’amissione in Accademia. I primi concorsi per le Forze Armate aperti alle donne si ebbero finalmente nel 2000. Potete immaginare il mio immenso stupore quando lessi che i limiti di età per le candidate erano stati innalzati di tre anni fino al 2002! Ormai al quarto anno di ingegneria, decidi di prendermi ancora un anno per laurearmi e poi, all’età di 24 anni, avrei avuto una chance di tentare il concorso. Quell’anno, tra settembre 2000 e agosto 2001, fu tra i più intensi della mia vita. Ero a Mosca a lavorare  sulla tesi di laurea, cercando di imparare rapidamente sia il russo che la chimica dei combustibili solidi. A febbraio tornai a Monaco per gli ultimi esami e poi partecipai, in un grande hangar di Guidonia pieno di banchetti “scolastici”, ai testi psico-attitudinali del concorso per l’Accademia Aeronautica. In giornata il responso: test superati! Si passava alla fase successiva. Tornai di nuovo da Mosca per le visite mediche. Quando misurarono la mia altezza, avevo il cuore in gola, perché sapevo di essere molto vicina al limite di 1,65m. Il sollievo fu immenso quando il medico lesse “1 m 65cm e 3mm”. Seguirono altre fasi concorsuali e un lavoro frenetico per consegnare la tesi entro l’estate. Poi, finalmente, il telegramma con la convocazione in Accademia Aeronautica per il 31 agosto. Era stato un anno davvero faticoso ed ero esausta, ma anche al colmo della felicità e ansiosa di affrontare una nuova sfida. Un’esperienza che si sarebbe ripetuta circa otto anni dopo…

Chiedilo a Samantha

17/06/2014