Tag: esercizio fisico

Il “buono”dei lipidi”: gli omega3 come fonte di energia.

Provate a immaginare di mangiare per un mese intero il cibo dei fast food, tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena), magari interrompendo ogni tipo di attività fisica. Credete sia impossibile? No, non lo è, ma sicuramente è molto pericoloso per la salute. Nel 2004, il film documentario Super Size Me, diretto ed interpretato da Morgan Spurlock, ha mostrato gli effetti fisici e psicologici di una simile dieta. Alla fine dell’esperimento, il regista era ingrassato di 11 kg (partendo da 84 kg) con un aumento del 13% della massa corporea.

Si tratta di uno scenario estremo, ma senza dubbio inquietante, soprattutto se si pensa che molte persone mangiano regolarmente junk food, il cosiddetto cibo spazzatura. Tuttavia, sarebbe altrettanto sbagliato rinunciare completamente ai grassi. Quelli “buoni”, infatti, costituiscono un’importante scorta di energia per il corpo e svolgono diversi ruoli nel nostro organismo; per esempio gli acidi grassi polinsaturi omega 3 sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema nervoso.

I grassi “buoni” sono benefici tanto sulla Terra quanto nello spazio. Senza le giuste precauzioni, il volo spaziale può avere molti effetti negativi sulla fisiologia umana, come la perdita di massa muscolare e ossea. Tuttavia, una dieta ricca di alimenti che contengono omega 3 (come il pesce azzurro), può rallentare questo meccanismo e favorire il mantenimento della densità minerale ossea. Questo risultato si verifica anche durante le simulazioni a terra che vengono fatte tramite il riposo prolungato a letto.

Al di là della conservazione dei muscoli, delle ossa e della funzione immunitaria, gli omega 3 potrebbero avere un ruolo importante nella prevenzione del cancro e nel contrastare gli effetti delle radiazioni durante le missioni di lunga durata. I primi studi su modelli animali sembrano dare un esito positivo a riguardo. Inoltre, depressione e disturbi della personalità sono stati associati a eventuali carenze. In effetti, questi acidi grassi potrebbero influenzare non solo le funzioni cognitive, ma anche l’umore e lo stato emotivo.

Dr. Filippo Ongaro

Grassi e rischio cardiovascolare | Sfida

17/03/2015

Meno ti muovi e più rischi

L’esercizio fisico è un metodo molto promettente per ridurre la concentrazione di glucosio nel sangue, stimolando un maggiore assorbimento del glucosio mediato dall’insulina.

D’altra parte, l’inattività diminuisce la sensibilità alla insulina, favorisce l’alta pressione e l’obesità.

Uno studio dell’AusDiab (Australian Diabetes, Obesity and Lifestyle) ha esaminato la correlazione tra intolleranza al glucosio e la quantità di tempo speso di fronte alla televisione, prendendo in esame un campione di 1958 ultrasessantenni di età media 69 anni, composto dal 54% di donne

Le conclusioni non sorprendono. La ricerca ha messo in evidenza che il tempo passato di fronte alla televisione è associato a una maggiore intolleranza al glucosio, specialmente nelle donne. Per essere chiari: chi passa più tempo di fronte alla televisione sviluppa un rischio maggiore di intolleranza al glucosio.

Risultati recenti che analizzano l’inattività fisica attraverso esperimenti come la degenza (bed rest), le sessioni prolungate di sedute o le riduzioni del periodo deambulatorio quotidiano, hanno confermato che passare a uno stato di inattività riduce il metabolismo.

Così, persino tre giorni di riposo a letto sono sufficienti – in soggetti in piena salute – a indurre un’anomalia nella tolleranza al glucosio. E secondo ricerche recenti, anche una semplice diminuzione della frequenza degli intervalli a cui ci alziamo dalla posizione seduta, così come una maggior durata complessiva del tempo in cui stiamo seduti, sono sufficienti ad abbassare la sensibilità all’insulina

 Insomma, questi studi suggeriscono che la tecnologia moderna, che elimina la posizione eretta e significativi movimenti degli arti, danno il via a disfunzioni metaboliche che probabilmente giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’obesità e del diabete mellito di tipo 2.

Martina Heer,

traduzione a cura di Stefano Sandrelli.

Scienza a gravita' zero | Zuccheri e obesità

22/01/2015

ISS, allenamento e bucato

Ciao Sam, vorrei sapere se sulla ISS si suda, ARED a parte, ho letto che avete pochi vestiti e che non potete lavarli. I vetri della cupola si sporcano? Fanno condensa come quelli quaggiù e dovete pulirli? Che temperatura c’è subito fuori e dentro la ISS? Che ne è della capsula di rientro dopo il vostro ritorno? Viene smantellata, riutilizzata per quei corsi di sopravvivenza? E l’ultimo pezzo della Soyuz, che fine fa? E.J. Caro E.J., sì, sulla ISS si suda, certo. Forse intendi chiedere se facciamo molte attività che ci portano a sudare? Direi principalmente le due ore di attività fisica obbligatoria (ARED, biciletta, corsa). I vetri certamente si sporcano, ma si puliscono, come in casa. In realtà i vetri sono protetti da un rivestimento trasparente, per evitare di danneggiarli. Non credo che facciano condensa, perché sono riscaldati, ma non ne sono del tutto sicura. Nella ISS si mantiene una temperatura di circa 22°C, mentre la temperatura delle superficie esterna varia tra diverse centinaia di gradi sopra e sotto zero: dipende se la ISS si trova in insolazione (quindi viene riscaldata per irraggiamento dal Sole) oppure in eclisse (quindi disperde calore per irraggiamento nello spazio). Il terzo stadio del razzo Soyuz rientra nell’atmosfera e brucia. Il modulo di discesa… bella domanda! Alcuni componenti vengono riutilizzati, il resto appartiene a Energia e non sono sicura di che cosa ne facciano. Ciao, Samantha

Domande dalla Terra | la comunita' intergalattica

01/08/2014