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Il programma Shuttle

Riprendiamo il racconto sulla storia del cibo spaziale con quello dello Space Shuttle, utilizzato dalla NASA dal 1981 al 2011. Lo Space Transportation System (STS), questo il suo nome ufficiale, era una navetta spaziale riutilizzabile in grado di raggiungere un’orbita di oltre 600 km. In totale sono stati costruiti cinque orbiter, impiegati nell’arco di 135 missioni, ma purtroppo due di questi sono andati distrutti nei terribili incidenti del Challenger (1986) e del Columbia (2003).

La patch del programma Space Shuttle. Credits: NASA

La patch del programma Space Shuttle. Credits: NASA

Di questi Shuttle fu l’Atlantis a portare in orbita Franco Malerba, il primo astronauta italiano che ha volato con la missione STS-46. Fu grazie alla partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, costruita proprio durante le missioni Shuttle, che altri cinque italiani hanno potuto volare nello spazio; Samantha Cristoforetti, con la sua missione Futura in collaborazione con ESA, ASI e l’Aeronautica Militare sarà la sesta dopo la sua partenza il 23 novembre.

Progettata per missioni di breve durata, circa due settimane, la navetta non aveva lo spazio e nemmeno la potenza per poter ospitare frigoriferi o congelatori, quindi la NASA concentrò i propri sforzi sullo sviluppo di un sistema alimentare a lunga conservazione senza catena del freddo. Avendo spazio a disposizione venne sviluppato un nuovo vassoio in sostituzione del tavolo da pranzo utilizzato sullo Skylab. L’imballaggio fu perfezionato, passando dai pacchetti rigidi ad altri più flessibili, simili a quelli utilizzati ai giorni nostri.

Nel programma Shuttle, sono stati utilizzati molti prodotti alimentari disponibili in commercio: biscotti, cracker, frutta secca e bevande in polvere. Altri, come per esempio le verdure, sono stati trasformati in prodotti liofilizzati per lo spazio. L’uso di articoli commerciali ha ridotto i costi e permesso all’equipaggio di mangiare prodotti più familiari. Tuttavia, la maggior parte di questi aveva più grassi e sodio di quanto raccomandato per gli astronauti.

I cibi e le bevande liofilizzate erano presenti in gran numero nel menu Shuttle perché l’uso di celle a combustibile per creare elettricità produceva una quantità significativa di acqua come un sottoprodotto di questo processo. Questo non avviene più sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove i pannelli solari forniscono elettricità, ma l’acqua deve essere trasportata in orbita oppure riciclata tramite il Potable Water Dispenser. Tra l’altro, rispetto a quello liofilizzato, il cibo termostabilizzato ha il vantaggio di mantenere pressoché intatta la consistenza e il gusto del cibo. Questo è proprio uno dei motivi per cui Argotec e Stefano Polato hanno preferito questa tecnica di conservazione.

Un esempio del cibo spaziale a disposizione sullo Space Shuttle. Credits: NASA

Un esempio del cibo spaziale a disposizione sullo Space Shuttle.
Credits: NASA

Il menu Shuttle ha permesso agli astronauti di avere più scelta rispetto ai decenni precedenti, dando loro la possibilità di comporre un menu personalizzato selezionando tra numerosi prodotti disponibili. Purtroppo, i loro menu avevano in generale più sodio e ferro di quanto richiesto, probabilmente a causa dell’impiego di numerose confezioni commerciali, spesso arricchite con sale per migliorarne il sapore e facilitarne la conservazione.

Il sistema alimentare dello Shuttle è stato certamente un passo in avanti per l’equipaggio, che poteva anche disporre di acqua fredda o calda per la reidratazione insieme a un sistema di riscaldamento degli alimenti più affidabile. Tuttavia, il consumo medio effettivo di cibo durante le missioni Shuttle è stato spesso inadeguato, probabilmente a causa del sistema alimentare stesso, oltre che ai pesanti carichi di lavoro tipici delle missioni di breve durata dove c’è anche il problema dell’adattamento alla microgravità nei primi giorni in orbita.

Antonio Pilello

Per saperne di più: https://www.argotec.it/argotec/index.php/spacefood

L’immagine in copertina in questo post e’ stata scattata il 14 Aprile 1981 all’atterraggio dello Space Shuttle Colombia, dopo aver concluso la prima missione del programma Shuttle (STS-1).

Storia del cibo spaziale

30/10/2014