Archivio mensile: November 2014

In caduta libera

Due ingenui genitori decidono di portare i propri figli a un parco divertimenti. Se lo ricordano carino e divertente. Trent’anni fa. Ora l’attrazione principale è una specie di pilone altissimo, circa 60 metri. Alla base, seduti su certi seggioloni di sicurezza, ci sono tante persone che urlano eccitate. I bambini insistono e anche loro si aggiungono al gruppo. Pronti alla partenza.

La vista dall'alto dell'interno della drop tower (torre di caduta)  Glenn's 5 second Zero Gravity Facility della NASA. Credits: Ben_pcc - Tone mapped image made by self - wikipedia

La vista dall’alto dell’interno della drop tower (torre di caduta) Glenn’s 5 second Zero Gravity Facility della NASA.
Credits: Ben_pcc – Tone mapped image made by self – wikipedia

Pronti per modo di dire perché, d’improvviso, vengono innalzati in pochi secondi a 30-40 metri lungo un binario sulla parte esterna della torre. È già abbastanza stordente, ma a questo punto il sospetto diventa una certezza anche per gli adulti più ingenui. E infatti, di lì a poco, fra urla assordanti, vengono fatti scivolare giù a velocità spaventosa, in caduta libera. La posizione del loro stomaco che galleggia li avverte dell’assenza di peso.

Durante la caduta libera, in effetti, i nostri corpi si trasformano in sistemi di riferimento non inerziali: i nostri organi sperimentano una forza uguale e contraria alla forza di gravità. Insomma: una torre di caduta in un parco di divertimenti è un ottimo metodo per assaggiare – almeno per qualche secondo e in via teorica – l’assenza di peso.

Le torri di caduta si usano anche per scopi scientifici.  All’interno della struttura a torre si pratica il vuoto atmosferico e si fanno cadere esperimenti all’interno di capsule protettive, registrando poi il comportamento del sistema sotto osservazione con una serie di dispositivi ottici, come telecamere o fotocamere. La Drop Tower di Brema, in Germania, con i suoi 146 metri di altezza è la più alta d’Europa e garantisce una caduta di 120 metri: circa 4,74 secondi di microgravità, che possono essere portati a circa 9,3 secondi grazie a un meccanismo a catapulta.

Un metodo alternativo è quello delle centrifughe ad altissima velocità: una centrifuga di grande diametro, circa 8 metri, è installata presso ESTEC, il centro dell’ESA per la ricerca e la Tecnologia Spaziale, in Olanda. In questo caso il peso viene annullato dalla rotazione, ma si introduce una forza centrifuga che permette di creare anche condizioni di gravità in eccesso, fino addirittura a venti volte la gravità terrestre.

E se volete proseguire con gli incubi in caduta libera, ci sono i voli parabolici. Ma di questi parleremo nel prossimo post.

Stefano Sandrelli

Niente Panico

04/11/2014

Ti porterai dei libri sulla Stazione Spaziale?

Sì, sto portando dei libri con me nello spazio. Non intendo i libri digitali – di quelli posso farmene mandare più di quanto possa leggerne in una vita intera!

No, parlo proprio di libri di carta, quelli dove puoi fare l’orecchia alla pagina per tenere il segno. Ho esitato un po’, perché i libri di carta pesano e occupano volume e ho una disponibilità di peso e volume piuttosto limitata nel mio “bagaglio” personale per lo spazio.

Ma alla fine, nello spazio non si va tutti i giorni. E l’esperienza di fluttuare nella Cupola e di sfogliare le pagine di un libro mentre davanti (o sotto, o sopra) scorrono maestosamente oceani e continenti val bene la rinuncia a qualche tavoletta di cioccolato extra-fondente o qualche busta di frutta liofilizzata!

Che cosa ho scelto? Due libri parecchio sgualciti, perché li ho letti più volte: Palomar, di Italo Calvino. E Pilote de Guerre, di Antoine de Saint-Exupéry. Questi li avevo messi da parte da tempo. Poi, all’ultimo momento, ho ordinato due libricini per bambini di Gianni Rodari. Uno è “Agente X.99: storie e versi dallo spazio”. L’altro è: “I Viaggi di Giovannino Perdigiorno”. Magari registrerò qualche lettura: voi che ne pensate?

Viaggeremo un po’ insieme e un po’ separatamente, io e i libri. Alcuni saranno con me nella Soyuz. “Pilote de Guerre”, invece, lo recupererò all’arrivo di SpaceX-5, in dicembre, nel mio Crew Care Package, uno di quei “pacchi da casa” che arrivano sulla ISS per gli astronauti, un po’ come succede per i militari in missione.

Ah, ho poi parecchie copie di un minilibro che ho fatto stampare apposta, uno di quei libri piccoli piccoli, non più di 3 centimetri per lato. È una raccolta di frasi e poesie (e persino un’equazione) che, per me, raccontano il significato di questo mio viaggio nello spazio. L’ho chiamato “Untraveled World”: da quella famosa poesia di Alfred Tennyson, l’avrete forse studiata a scuola.

I am a part of all that I have met; Yet all experience is an arch wherethrough Gleams that untraveled world whose margin fades For ever and for ever when I move.

(Ulysses, by A. Tennyson)

Samantha Cristoforetti

Chiedilo a Samantha

03/11/2014